23 novembre 1980, ore 19:34. Una scossa, della potenza di quasi 7 gradi della scala Richter e della durata di 90 secondi colpisce una superficie di quasi 17.000 km quatrati, una zona che và dall'Irpina al Vulture a cavallo tra le provincie di Avellino, Salerno e Potenza, causando la morte di oltre 2.900 persone, il ferimento di oltre ottomila e lasciando un numero mai quantificato di sfollati e senzatetto, calcolato in oltre 280.000.
Il terremoto avrà vaste conseguenze in tutto il Sud Italia, a causa di palazzi costruiti male o fatiscenti, di un'edilizia al risparmio e dedita al malaffare, causando morti e crolli che si estesero dalla Puglia alla Campania.
Le notizie, a causa della totale interruzione per le telecomunicazioni, furono in principio scarse e inaffidabili, incominciando a dare un'entità dei danni e della situazione soltanto tre giorni dopo il sisma, con tutte le conseguenze immaginabili.
A causa anche di ciò i soccorsi tardarono ad arrivare in maniera massiccia nei primi, indispensabili momenti, affidati alle poche strutture salvate, ai comandi militari, che operarono nel possibile senza una struttura di comando o di comunicazione, mancando anche un'organizzazione di Protezione Civile Nazionale di cui già nel 1976 con il terremoto in Friuli si era sentito l'assenza ma non si era posto rimedio.
Fu l'allora presidente Sandro Pertini che, contro il parere del governo, si recò in visita nelle zone terremotate, portando poi la testimonianza in televisione del dramma che la popolazione stava vivendo, esortando il paese a reagire per intervenire in aiuto.
(Foto archivio storico Unità)
Una catena di solidarietà che coinvolse ogni ente, associazione e istituzione per portare aiuto, recarsi nei luoghi e mettersi a disposizione o semplicemente scavare, in quei cumuli di macerie che ancora intrappolavano persone vive e che erano quello che rimaneva di interi paesi.
Tra tutti gli appelli, gli interventi e gli aiuti vogliamo ricordare quello del cantante Claudio Villa, che in un moto di abnegazione e di cuore si recò in Irpinia per portare subito generi di prima necessità ai senzatetto e una parola di conforto, spingendo poi molti italiani a dare l'esempio.
Si avviò anche una mobilitazione internazionale, che vide l'invio di soccorritori, mezzi e aiuti finanziari da molti paesi stranieri: una lezione che, almeno una volta tanto, l'Italia ricorderà, portandosi poi sempre in prima linea nelle calamità fuori dai propri confini.
La ricostruzione – se ci viene concesso il termine, dato che a distanza di trentacinque anni ci sono ancora persone sfollate e vengono assegnati alloggi nelle zone colpite – portò un malaffare di proporzioni gigantesche, favorendo e arricchendo le tasche di politici, imprenditori e altre persone senza scrupoli: una macchia che con il tempo ha finito per oscurare il vero dramma, le migliaia di persone morte, ferite e rese invalide sotto le macerie insieme a quelle rimaste senza una casa.
Oggi, a trentacinque anni da quello spaventoso terremoto il doveroso ricordo va' a tutte quelle persone e a chi, spesso nell'anonimato che oggi nel mondo social pare usanza di una civiltà antica, con coraggio e animosità aiutò la popolazione a superare il disastro.