"L’erba dei vicini", con Severgnini per riscoprirci più europei

Su Raitre l’Europa e noi, e viceversa

Gianluca Vivacqua
12/11/2015
Musica e spettacolo
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Diciamolo subito: l’ultimo programma di Beppe Severgnini, L’erba dei vicini,  è così bello che andrebbe bene non solo per la prima serata di un qualsiasi giorno feriale (e non solo per quella del lunedì, dove si trova ad essere programmato fino al 14 dicembre), ma, volendo, con le debite estensioni, anche per il pomeriggio della domenica.

Se da molte parti si leva la protesta contro la troppa cronaca e la troppa attualità nel giorno che dovrebbe essere dedicato all’evasione; se si cerca una terza via rispetto al calcio e ai grandi viaggi sulla poltrona, un varietà “didattico” che alterna quiz in forma di sondaggi e grandi ospiti “a tema” potrebbe lenire il malcontento video-sociale o, comunque, fare al caso di molti telespettatori che non si sentono rappresentati da molte scelte del palinsesto del Settimo giorno.

Ospiti e quiz “a tema”, naturalmente, per un grande programma tematico: fatto allo scopo di illustrare differenze e analogie tra Italia e resto dell’Ue (ma anche oltre), in alcuni aspetti fondamentali della vita sociale e lavorativa.

Lo scopo ultimo è quello riassunto dallo slogan già presente nel trailer del programma: “Se siamo più bravi degli altri (europei, sottinteso), possiamo insegnare, se non lo siamo, dovremmo imparare”. S’impara parecchio, in realtà, nel corso della puntata, e nei modi più televisivamente gradevoli: con il coinvolgimento diretto del pubblico in studio e, contemporaneamente, di quello da casa, chiamato ad esprimersi, proprio come se fosse un televoto, su vari terreni in cui l’Italia si gioca il “primato” (culturale, economico, politico, civico) con l’avversario estero di turno.

Ma, appunto: come se fosse un televoto. Sembra tale, ma in realtà è un quiz vero e proprio, che misura l’effettivo grado di conoscenza e di consapevolezza degli italiani sulla materia oggetto della questione. Come si è visto nel corso della prima puntata, in cui l’Italia ha dovuto  confrontarsi con la Germania, la cosa affascinante è che su ogni materia si vota una prima volta al buio, quasi per favorire l’orientamento patriottico-campanilista, e poi, dati alla mano (forniti dalle apposite schede), si rivota per consentire agli ascoltatori di riallineare (o rivedere) la propria posizione sulla base dell’effettivo quadro offerto dai numeri.

Se, per esempio, parlando delle differenze tra la busta paga tedesca e quella italiana, alcuni spettatori, non conoscendo come stanno realmente le cose, potrebbero votare a favore di quella italiana, una volta chiariti i pro e i contro dovrebbero far registrare un’inversione di parere, ma non è detto che sia necessariamente così. Dunque c’è prima un voto esplorativo, per vedere che cosa si sa, e poi uno confermativo o consultivo, per vedere che cosa il pubblico, carte in mano, giudica davvero migliore dal suo punto di vista (che non è per forza quello del vantaggio oggettivo).

Ma si impara anche attraverso le testimonianze degli ospiti, volti celebri dello sport, dello spettacolo, della politica, dell’informazione, che hanno tutti a che fare, direttamente o indirettamente, con il Paese “avversario” del nostro.

Davvero un bel grande-piccolo varietà, come forse non si vedeva dai tempi di Europa Europa: se si vuole, da un certo punto di vista anche la riscoperta in scala euro-comunitaria di un modello antico di televisione-gioco, che allunga le sue radici in programmi come Campanile Sera.

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