TOVARNIK (CROAZIA) – Attimi di tensione al confine quando il cordone della polizia posto a sorvegliare la frontiera e la massa di migranti è stato caricato e sfondato da questi ultimi. La notizia arriva dalle righe del Guardian online riprendendo Channel 14.
Il malcontento e, di conseguenza anche il numero dei migranti, è cresciuto in seguito alla chiusura della frontiera Serbo-Ungherese (di cui ci siamo occupati qui). La stazione di Tovarnik ospita ormai circa 5.000 profughi che attendono di salire sui treni diretti verso il nord Europa.
Inoltre, fanno sapere le autorità, non verranno posti ostacoli a tutti coloro che vorranno raggiungere la Germania attraversando il territorio croato.
Intanto il presidente del consiglio europeo Donald Tusk, dopo l’azione dei migranti ha fatto sapere via twitter "Convoco un Consiglio europeo straordinario per mercoledì 23 settembre alle 18 per discutere come trattare come la crisi dei rifugiati", confermando quanto aveva già chiesto la cancelliera tedesca Merkel.
Anche la presidente croata Kolinda Grabar Kitarovic ha espresso la sua preoccupazione al pari di Tusk richiedendo comunque controlli severi in corrispondenza delle aree maggiormente sottoposte al flusso migratorio straordinario di queste ultime 24 ore.
LA SITUAZIONE AL CONFINE UNGHERESE – Nella giornata di oggi altri scontri si sono verificati al confine con l’Ungheria dove la polizia è stata costretta a largo uso di lacrimogeni per disperdere la folla, composta per lo più da giovani manifestanti, che si è accanita contro i magiari lanciando oggetti di ogni tipo. Il bilancio degli scontri sembra essere abbastanza pesante. L’ansa parla di circa 300 feriti tra i migranti e 20 tra gli agenti di polizia. In seguito a tali scontri l’Onu e il governo di Belgrado hanno condannato il comportamento messo in atto dai poliziotti. Lo stesso segretario Ban Ki-moon si è detto scioccato per quanto accaduto affermando che "Non è accettabile, è gente che scappa da guerre e persecuzioni e che deve essere trattata con dignità umana". Sulla stessa lunghezza d’onda anche il commissario Ue all’immigrazione Dimitris Avramopoulos che ritiene incompatibile la difesa violenta delle frontiere con i valori e i principi dell’unione. Infine il governo croato ha già avanzato, come si apprende dalle righe dell’Ansa, una protesta nei confronti dell’Ungheria per il comportamento brutale adottato in questo caso.
NEL RESTO D’EUROPA – In concomitanza di tali episodi la Slovenia ha deciso di reintrodurre i controlli alle frontiere per i prossimi dieci giorni. La Bulgaria, dal canto suo, ha adottato una misura molto più ingente visto che il governo di Sofia ha deciso di inviare un piccolo esercito composto da 50 soldati a presidiare il confine turco.
Tuttavia l’Ue non rinuncia al progetto di ricollocazione di 120mila profughi e conferma l’intenzione attraverso lìaccount Twitter della portavoce Mina Andreeva che ha scritto: .
"La Commissione Ue non rinuncia all'obbligatorietà sulla proposta di ricollocare 120mila profughi. Difendiamo la nostra proposta. Gli articoli dei media che suggeriscono il contrario sono falsi".
ITALIA – Nel Bel Paese il presidente Mattarella chiede un’assunzione di responsabilità da parte dell’Ue per poter gestire un fenomeno di proporzioni così vaste. Inoltre il presidente fa il punto degli Hot spot italiani che sembrano funzionare per il momento. Non a caso Mattarella fa sapere che "Serve una risposta comune e complessiva dell'Unione" che preveda un quadro complessivo, dagli hot spot ai rimpatri e alle quote di accoglienza, "solo così si può avere un risultato efficace”.
Infine la portavoce della Commissione Europea per l’immigrazione, Natasha Bertaud, conferma le parole del presidente italiano affermando che 'gli esperti di Easo, Frontex, Eurojust ed Europol sono in Italia e gli hotspot stanno iniziando a funzionare, quindi i ricollocamenti si potranno fare da inizio ottobre".