Dopo le devastazioni di una serie di villaggi nigeriani degne di un’orda barbarica, Boko Haram, come riporta la Bbc il 10 febbraio, sembra essere tornato al piccolo cabotaggio, ai livelli di banda di banditi anarchici. Sembrava che, in contemporanea col calo dell’Isis in Iraq e Siria, fossero proprio i miliziani di Maiduguri ad essere diventati il Califfato islamico più temibile sulla scena internazionale. Invece gli “odiatori dell’istruzione occidentale” (questo significa, alla lettera, Boko Haram) al loro interno dimostrano di essere ancora divisi tra due anime, quella massimalista che vorrebbe attaccare in forze il cuore dei due Stati che considera nemici, e cioè la Nigeria e il Camerun, e quella minimalista, paga di compiere azioni più degne di “predoni del deserto”. L’ultima azione firmata Boko Haram ( o comunque attribuita al movimento, le fonti precisano infatti che si sospetta possa essere opera dei suoi combattenti) è infatti il sequestro di un pullman, in una regione del Camerun settentrionale, e dei venti viaggiatori che si trovavano al suo interno. Secondo l’emittente inglese che ha dato la notizia, gli islamisti avrebbero intercettato il mezzo che era in transito nella regione di Koza, proprio al confine con la Nigeria (da essa infatti la frontiera dista solo diciotto chilometri). Se, come sembra, le persone rapite sono in tutto trenta, si può supporre che quella ventina di passeggeri a bordo dell’autobus si sia cumulata ad altri ostaggi caduti precedentemente nelle mani degli estremisti.