Fare cinematografia in Italia è un'esperienza coraggiosa, spesso ambita, e non esente da difficoltà, oggettive personali: Francesco Falaschi ne è un vivo esempio, per la passione che egli mette a servizio della “settima arte” ogni giorno senza riserve.
Classe 1961, Francesco Falaschi si divide tra Roma e Grosseto, la sua città nativa, capoluogo di una provincia profonda, chiusa e spesso ottusa per la sua natura da “terra di passaggio” (dove una volta si migrava via per sfuggire alla malaria) difficile e poco raggiungibile che molto spesso il regista e sceneggiatore toscano ha immortalato nei suoi lavori, come il cortometraggio “Dalla finestra aperta”, con gli attori Cecilia Dazzi e Claudio Gioè, o il film del 2011 “Questo mondo è per te”, nuovamente con la Dazzi, Paolo Sassanelli, Sergio Sgrilli, Paolo Migone e Matteo Petrini. Laureato in “storia del Cinema”, Falaschi si fa presto conoscere con il cortometraggio “Quasi fratelli”, che gli fa vincere il premio “David di Donatello” nel 1999, poi arriva al suo primo lungometraggio nel 2002 con “Emma sono io”, che gli vale la nomination nuovamente per il David di Donatello e per il Nastro d'Argento, seguito nel 2007 da “Last minute Marocco” e nel 2011 da “Questo mondo è per te”. Amante dei “corti”, Francesco Falaschi imprime in essi una semplicità filmica dove un “errore” è assunto a co-protagonista o una situazione familiare, vissuta migliaia di volte da molti di noi, diventa un soggetto, un tema centrale in una pellicola. Sentimenti come inquietudine, insicurezza ma anche amore per la musica, altra grande passione del regista, o lo sguardo verso “luoghi ordinari”nascosti conquistano l'attenzione, ricordando i lavori di Orson Welles dei tempi migliori. Un regista schietto, semplice, consapevole di riprendere il mondo stesso in qualità di attore: “il Cinema è il territorio ideale per chi ama l'arte – racconta Francesco Falaschi – racchiude tutto in sé e sin dai miei primi esordi ho desiderato quel posto, quella sedia da regista, ovunque fosse”. Un pensiero che l'ha spinto e lo ha portato avanti, non senza difficoltà legate ai problemi che da tempo affliggono il Cinema italiano come la cronica mancanza di fondi necessari o una distribuzione cinematografica fallace, con cui si è scontrato anche direttamente e che ha fatto sì spesso che fosse più conosciuto in piazze lontane che non in quelle della sua terra. Francesco Falaschi con la sua persona e i suoi pregevoli lavori esprime pienamente coraggio, “il coraggio di fare Cinema” nonostante tutto, per immortalare ancora il nostro paese, che grazie anche a lui può davvero ambire ad essere una risorsa economica in termini turistici e lavorativi.