WWF Italia, Legambiente e Greenpeace Italia presentano un programma di iniziative per contrastare il rilancio indiscriminato delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi nei mari Adriatico, Ionio, Alto Tirreno e nel Canale di Sicilia e impedire l’ulteriore colonizzazione petrolifera della Basilicata.
Nell'ambito dell'azione comune sul c.d. decreto legge "Sblocca Italia" (dl 133/2014), si terrà mercoledì 15 ottobre dalle ore 10.00 alle 11.00 nella sala Stampa di Montecitorio la conferenza stampa delle associazioni che sarà focalizzata sui contenuti dell'art. 38 del decreto.
I membri delle Commissioni parlamentari competenti di Camera e Senato (Ambiente e Attività Produttive) sono stati chiamati al confronto e alla riflessione sulle forzature normative e costituzionali contenute nell’art. 38 del d.l. 133/2014 da Alessandro Giannì, responsabile Campagne di Greenpeace Italia, Stefano Lenzi, responsabile dell’Ufficio relazioni istituzionali del WWF Italia, e Giorgio Zampetti, responsabile del Comitato Scientifico di Legambiente nazionale. All’incontro interverrà anche il costituzionalista Enzo Di Salvatore, esponente del movimento “No Triv”.
Le associazioni ritengono, tra l'altro, che le disposizioni contenute nell'art. 38 del dl 133/2014: 1) consentano di applicare le procedure semplificate e accelerate sulle infrastrutture strategiche ad una intera categoria di interventi senza individuare alcuna priorità; 2) trasferiscano d’autorità le VIA sulle attività a terra dalle Regioni al Ministero dell’Ambiente; 3) compiano una forzatura rispetto alle competenze concorrenti tra Stato e Regioni cui al vigente Titolo V della Costituzione; 4) prevedano una concessione unica per ricerca e coltivazione in contrasto con la distinzione tra le autorizzazioni per prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi del diritto comunitario; 5) applichino impropriamente e erroneamente la Valutazione Ambientale Strategica e la Valutazione di Impatto Ambientale; 6) trasformino forzosamente gli studi del Ministero dell’Ambiente sul rischio subsidenza in Alto Adriatico legato alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in “progetti sperimentali di coltivazione”; 7) costituiscano una distorsione rispetto alla tutela estesa dell’ambiente e della biodiversità rispetto a quanto disposto dalla Direttiva Offshore 2013/30/UE e dalla nuova Direttiva 2014/52/UE sulla Valutazione di Impatto Ambientale.