Scozia, sfuma il sogno indipendenza

Vincono gli unionisti con il 55% dei voti

Gianluca Vivacqua
19/09/2014
Dal Mondo
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L’urlo di William Wallace, “Libertà”, è rimasto strozzato in gola a coloro che ci avevano creduto, il 45% degli scozzesi. Ci eravamo sbagliati: sembrava una Bannockburn, è stata una Falkirk. Ricordate? L’epica battaglia che fu la prima ed unica sconfitta mai sofferta da Wallace sul campo. E questo perché i nobili scozzesi, sul cui supporto militare l’eroe contava massimamente, di nascosto si erano venduti agli inglesi.
Più dell’orgoglio nazionalista caledone poterono gli appelli cuore in  mano della regina? O le sirene di una maggiore autonomia in senso federalista? O meglio ancora le cassandre che predicevano tutto il male economico e politico possibile, una volta consumato il divorzio dall’Inghilterra? Comunque sia andata, per Londra è stata una nuova, grande vittoria: il Regno Unito resta tale, e la sterlina recupera dell’1%. Passano i secoli, le generazioni, ma la Scozia sembra ancora quella di MacGregor e Mornay. 
Quando ormai erano stati scrutinati i voti in trentuno delle trentadue contee di cui si compone la Scozia, la Bbc ha emesso l’impietoso bollettino: il 55% dei cittadini scozzesi ha votato no  all’indipendenza. Possibile che i fieri discendenti di Pitti e Scoti abbiano ritrovato lo spirito di Wallace solo negli orientamenti di voto espressi durante le lunghe settimane dell’Avvento? In effetti, la musica era cambiata già nei sondaggi a poche ore dall’apertura delle urne (non erano previsti exit poll): e la cronaca dello spoglio delle schede sembrava quella di una delle due trionfali cavalcate di Obama verso la Casa Bianca. In questo caso, però, a tutto si poteva inneggiare meno che al Change. Clackmannanshire: 53% per i no e 46% per i sì; Orcadi: 67% no, 32% sì; Shetland: 64% per i no, 36% per i sì; Western Isles: 53% sì, 47% no; e via di questo passo, con le sole Glasgow e Dundee in controtendenza.
L’Inghilterra ringrazia e porta (riporta) a casa. Il premier Cameron: “Il popolo di Scozia ha voluto tenere unite le quattro nazioni del Paese. Ora la questione è risolta per almeno una generazione, o, come dice il premier scozzese Salmond, per una vita”. E sulla devolution? “Rispetteremo le promesse”, assicura. Salmond ha già preso nota e intanto, ancora una volta da suddito, si appresta a seguire il discorso di Elisabetta II, che parlerà nel pomeriggio.    

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