L'accusa è di omicidio colposo e disastro colposo, quella che cade sui sindaci di Olbia e Arzachena e su 4 dirigenti del Comune e della Provincia di Olbia in seguito all'alluvione del 18 novembre 2013. Viene chiesto il rinvio a giudizio da parte del procuratore di Tempio Pausania, Domenico Fiordalisi.
Il 18 novembre 2013: lo ricordano bene i sardi, che in quei giorni hanno visto l'isola sopraffatta dai nubifragi. Il temporale si è creato grazie ad una combinazione disastrosa: il confluire del flusso caldo-umido sciroccale e dei venti freddi occidentali. Il ciclone ha sconvolto soprattutto il nord della Sardegna con più di una dozzina di vittime, di cui la maggior parte ad Olbia. La bomba d'acqua si era abbattuta senza tregua per alcune ore creando effetti devastanti. Gli accusati avrebbero omesso di informare la popolazione, sia di Olbia che Arzachena, dell'imminente rischio che stavano per correre. Per questo motivo nel maggio appena passato il Capo Procuratore aveva chiuso le indagini preliminari, nelle quali erano coinvolti 13 soggetti. Tra questi spuntano nomi noti di alcuni politici quali l'ex Presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci e l'assessore all'Ambiante Biancareddu. Gli inquirenti stanno valutando gli elementi fondamentali del caso affinché sia fatta luce sul livello di responsabilità degli indagati. Difatti l'arrivo del ciclone Cleopatra, che si è abbattuto nel novembre scorso nei due centri del nord Sardegna, era un fatto che forse si sarebbe potuto gestire meglio, evitando i 13 decessi che invece sono accaduti.
Oltre dei sindaci di Olbia e Arzachena, Gianni Giovannelli e Alberto Ragnedda, il procuratore di Tempio Pausania, ha chiesto il rinvio dell'ingegnere della Provincia di Olbia, Federico Cerutti Ferrarese, dei dirigenti del Comune di Olbia, Antonio Zanda, dell'ufficio tecnico, Gabriella Palermo e Giuseppe Budroni, che era anche responsabile della Protezione civile.