Ebbene si, sembra proprio che dopo oltre un secolo e mezzo di unità, i dialetti continuino a resistere a testimonianza della ricchezza culturale del nostro paese. Secondo uno studio effettuato dall'Università degli Studi di Roma, "La Sapienza", essi hanno contribuito a fare dell’Italia il paese geneticamente più eterogeneo d’Europa.
Anche se da una recente indagine condotta dall’Istat diminuisce progressivamente l’uso esclusivo del dialetto, aumenta, invece, il numero di coloro che in casa o con gli amici parlano un misto di lingua locale e nazionale. Considerate le variabili di sesso, età e titoli di studio, a parlare in prevalenza il dialetto sono gli uomini, le persone anziane e quelle incolte. Geograficamente, invece, il dialetto è più diffuso nel Sud Italia e nel Nord Est. Non è finita qui: il fenomeno di progressivo sdoganamento del dialetto non è più percepito come lingua del ghetto e degli emarginati, ma come conoscenza che, arricchendo, è utile acquisire.
La maggior parte degli idiomi diffusi in Italia è di provenienza romanza, ma nelle zone di confine sono diffuse anche lingue germaniche (il tedesco nel Triveneto) e slave (Trieste, Gorizia e Udine). Minoranze diffuse nel Sud Italia portano ulteriore ricchezza linguistica al paese parlando idiomi greci (Salento e Calabria), albanese ed indo-arii.