Intervista al dottor Christian Murgia specialista in cardiologia

Ipertensione arteriosa patologia da non sottovalutare

Desirè Sara Serventi
20/07/2014
Salute e alimentazione
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Sempre più persone soffrono d’ipertensione e nonostante sia un fenomeno assai diffuso, spesso l’argomento è sottovalutato.  Abbiamo intervistato il dottor Christian Murgia, specialista in Cardiologia, esperto di Elettrofisiologia e Cardio stimolazione, Dirigente Medico di primo livello presso il reparto di UTIC Cardiologia dell’ospedale Sirai di Carbonia. Il dottor Murgia si è mostrato disponibile a spiegare che cosa si nasconde dietro la parola, ipertensione.


Dottor Murgia sempre più spesso si sente parlare d’ipertensione, ci può dire che valori di pressione devono essere presenti per definire un paziente, un iperteso?
L’ipertensione arteriosa è la presenza persistente di valori di pressione sistolica, SBP ≥140 mmHg e di pressione diastolica, DBP≥90 mmHg.


Quali, invece, i valori considerati normali?
E' considerata normale una pressione arteriosa con valori SBP <140 mmHg e di DBP < 90 mmHg, con vari gradi di normalità, definendo ottimale un valore di pressione inferiore a 120/80. Tale cut off di normalità è espressione di studi statistici in cui i singoli valori pressori sono stati posti a confronto con le relative percentuali di eventi cardiovascolari, renali, etc. E' chiaro che tali valori potrebbero in futuro, essere rivalutati in funzione dell'assenza o evidenza di danno d'organo per un singolo valore di pressione.


Ci può spiegare il significato clinico dell’ipertensione arteriosa in termini di rischio e di un probabile trattamento?
Il significato clinico dell'ipertensione arteriosa in termini di rischio statistico e di eventuale necessità di trattamento va analizzato in un contesto più ampio che comprende eventuali altri fattori di rischio CV e la presenza di danno d'organo asintomatico o conclamato a livello degli organi bersaglio, quali, cuore, vasi, rene, retina etc. La presenza di più elementi può, infatti, determinare un incremento esponenziale del rischio di futuri eventi clinici. E' come se più fattori di rischio si potenziassero reciprocamente nel determinare un danno d'organo.


Dottor Murgia, qual è l’elemento basilare per fare una diagnosi d’ipertensione?
Una corretta misurazione della pressione è un elemento fondamentale per far diagnosi d’ipertensione o per definire un soggetto normoteso. Spesso il paziente, soprattutto se anziano o non opportunamente edotto da parte del medico curante, misura la propria pressione in modo non idoneo e con apparecchi non adeguati.


Chi dovrebbe eseguire la prima valutazione pressoria?
La prima valutazione pressoria andrebbe eseguita dal medico di fiducia che, periodicamente dovrebbe misurare la pressione al proprio paziente a seconda del rischio CV individuale e alla presenza o meno di una diagnosi d’ipertensione già accertata. La misurazione domiciliare ha un ruolo determinante.


Ci permetta di insistere su questo punto, per quale motivo la misurazione domiciliare nel paziente ha un ruolo determinante?
Misurare la pressione a casa, lontano da stress emotivi, spesso legati alla presenza del medico, da informazioni spesso più veritiere nel lungo termine. Occorre quindi educare il paziente a misurare autonomamente la propria pressione con apparecchi periodicamente sottoposti a taratura tecnica associati a periodiche valutazioni pressorie presso il curante. Ulteriori accertamenti quali holter pressorio e ricerca di danno d'organo, vanno considerate in alcune condizioni specifiche a discrezione del medico curante o dello specialista cardiologo.


Dottor Murgia, quali sono le cause dell’ipertensione?
Non vi è una causa biologica accertata per l’ipertensione arteriosa. Si parla d’ipertensione arteriosa essenziale, in cui è la predisposizione genetica o individuale a generare elevati valori di pressione, solitamente a causa di elevate resistenze arteriose periferiche. Solo in una piccola percentuale di casi esiste un'ipertensione secondaria legata a patologie del rene o a patologie endocrine.


Che cosa consiglia nel caso in cui vi sia un sospetto di un’ipertensione secondaria?
Nel sospetto di un’ipertensione secondaria è opportuno eseguire ulteriori accertamenti laboratoristici o strumentali per confermare la diagnosi. Talvolta l'identificazione e la cura della patologia di base permette di riportare la pressione a valori normali. Nell'ipertensione essenziale la strategia terapeutica rimane quella comportamentale, quale la dieta, l’eliminazione dell'eccesso di sale dall'alimentazione e l’attività fisica e ovviamente associata a questa c’è la terapia farmacologica.


Quali sono i sintomi dell’ipertensione?
Contrariamente a quello che si pensa, spesso l'ipertensione arteriosa, anche in presenza di valori pressori molto alti, non da alcun sintomo. Lo stadio iniziale di un danno a carico degli organi bersaglio, può decorrere asintomatico per anni. Vi è perciò il rischio che la sintomatologia di presentazione sia grave e legata alla presenza di un danno d'organo conclamato, quale, ictus cerebrale, infarto miocardico acuto, scompenso cardiaco, aritmie cardiache, alterazioni della vista, insufficienza renale. L'ipertensione arteriosa, assieme al diabete mellito e all’ipercolesterolemia, rientra nella categoria dei Killers spietati e silenziosi.


E’ possibile prevenire l’ipertensione arteriosa?
L'ipertensione ha spesso una predisposizione genetica, poligenica, i cui geni responsabili sono sospettati in parte ma non ancora ben inquadrati come meccanismo responsabile. Ciò determina la cosiddetta familiarità, ossia un'aumentata predisposizione a divenire ipertesi se si hanno parenti di primo grado ipertesi. E su ciò purtroppo non si può intervenire, se non fare una diagnosi precoce e iniziare un trattamento efficace non appena la diagnosi sia accertata. D'altro canto esistono condizioni come il sovrappeso, l'obesità e la vita sedentaria che possono comportare la comparsa o anticipare la comparsa di elevati valori pressori. Il calo ponderale e uno stile di vita attivo sono pertanto da consigliare. La diagnosi precoce di alcune patologie e il loro trattamento può prevenire la comparsa dell'ipertensione secondaria.


Qual è la cura per l’ipertensione arteriosa?
La cura dell'ipertensione essenziale è sostanzialmente comportamentale nelle forme lievi, quindi, restrizione sodica, calo ponderale, attività fisica aerobica, ma spesso è farmacologica, richiede cioè l'assunzione in cronico di uno o più farmaci antipertensivi. Le attuali linee guida discutono se sia più efficace un singolo farmaco a dosaggio progressivamente crescente o una terapia di associazione con due o più farmaci. Combattere il nemico con un’arma potente o con più armi, a mio parere non differisce, purché si riesca a sconfiggerlo. Occorre quindi iniziare un trattamento adeguato e modularlo in base all'andamento dei valori pressori nel tempo.


Dottor Murgia lei ha risposto dettagliatamente alle domande sull’ipertensione arteriosa, ma se dovessimo parlare, invece, d’ipotensione cosa ci dice, quale preoccupa maggiormente dal punto di vista clinico?
Se abbiamo la certezza che l'ipertensione arteriosa sia un importante fattore di rischio per alcune malattie, non esistono altrettante evidenze in merito di un effetto protettivo o lesivo dell'ipotensione. La presenza di bassi valori pressori va correlata all'età del paziente, all’eventuale presenza di sintomi clinici, e alla presenza di patologie cardiologiche. Il solo tipo d’ipotensione arteriosa clinicamente rilevante è l'ipotensione ortostatica di cui soffrono spesso pazienti anziani e con importanti cardiopatie o neuropatie. Si riscontrano spesso soggetti clinicamente sani con valori pressori statisticamente più bassi rispetto alla media. Ad esempio i miei valori pressori sistolici consueti sono al di sotto dei 100 mmHg, ma non ho alcun sintomo limitante e svolgo regolare attività sportiva. Esistono soggetti sani in cui i bassi valori pressori, si associano a intensa debolezza e difficoltà a svolgere le normali attività quotidiane. Nonostante ciò tale ipotensione sintomatica, in assenza di patologie scatenanti, non ha nessun significato prognostico. Tutto è relativo alla persona, all'età e al suo stato di salute.


Qual è la cura per l’ipotensione?
Non esiste una cura specifica. A differenza dell'ipertensione non esistono farmaci efficaci in merito.


Lei che cosa consiglia alle persone che soffrono di Ipotensione?
Occorre idratarsi bene, privilegiare i cibi salati, al contrario degli ipertesi ed evitare l'esposizione a temperature elevate. Talvolta vengono prescritti farmaci analoghi delle catecolamine, capaci di causare vasocostrizione periferica e quindi un rialzo pressorio. Tali farmaci vanno usati occasionalmente, nelle situazioni più serie d’ipotensione sintomatica, ma hanno efficacia ridotta, breve durata e a lungo andare danno tolleranza ed effetti collaterali. Rappresentano una terapia sintomatica, non curativa, di cui non abusare.


Dottor Murgia vuole dare qualche consiglio utile ai lettori?
Misurate ogni tanto la pressione arteriosa sia a casa o dal medico, anche se siete giovani e sani. Talvolta l'ipertensione arteriosa può passare inosservata per diverso tempo.


Come per tutte le patologie anche nel caso dell’ipertensione arteriosa prevenzione e tempestività risultano essere fondamentali. Ecco perché alle prime avvisaglie è utile rivolgersi al medico che valuterà secondo il caso i vari esami e le terapie più adatte.

 

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