Questa mattina i carabinieri, coordinati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro guidato dal magistrato Nicola Gratteri, hanno realizzato una maxi operazione contro la ‘ndrangheta che ha coinvolto vari territori italiani e portato a 81 misure cautelari.
Nell’ambito di “Maestrale-Carthago”, come l’inchiesta è stata denominata, è emersa anche una vicenda dalla conclusione raccapricciante e terribile. A Limbardi (Vibo Valentia) il 6 maggio 2016 era scomparsa l’imprenditrice Maria Chindamo. In questi sette anni di lei non si sono mai avute notizie. Oggi purtroppo è emerso cosa le è accaduto: fu uccisa e il suo corpo dato in pasto ai maiali. Ad ucciderla « secondo le rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia, Salvatore Ascone, di 57 anni, arrestato nel blitz di oggi dei carabinieri» riporta l’Ansa.
«L'imprenditrice è stata fatta sparire ed uccisa per la relazione sentimentale che aveva avviato dopo il suicidio del marito, Vincenzo Puntoriero, avvenuto nel 2015 – riporta l’agenzia stampa - Ascone avrebbe commesso l'omicidio insieme ad altre due persone, una delle quali era all'epoca minorenne mentre l'altra è nel frattempo deceduta» e tra i moventi anche «l'interesse di alcune cosche di 'ndrangheta del Vibonese per alcuni terreni di cui l'imprenditrice aveva acquisito la proprietà dopo il suicidio del marito».
Tornano così a saldarsi, nel perverso e drammatico intreccio delle peggiori pagine della cronaca italiana, le violenze maschili contro le donne, la patriarcale pretesa di dominio e le mafie, i loro affari, la loro “cultura” (affine e perfettamente aderente alla cd. “cultura dello stupro” nella concezione della donna e nelle gerarchie sociali maschili) e le loro efferate violenze. Come accadde per Lea Garofalo, sciolta nell’acido per essersi ribellata, Annamaria Scarfò, che denunciò gli stupri di gruppo (a cui parteciparono giovani rampolli dei clan) e altre vicende. Annamaria Scarfò, che ha raccontato la sua storia e la sua battaglia nel libro «Malanova», fu perseguita dalla comunità e costretta ad andarsene, giudicata e condannata per aver denunciato il branco. Che, dopo due anni di abusi, aveva deciso di violentare anche la sua sorellina più piccola.
foto fonte Ansa