Le politiche green stanno fallendo in tutta Europa

Dal Green Deal all'Agenda 2030, in Europa nessuno vuole la transizione ecologica

Gianluca Gualterio
10/08/2023
Economia
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L'Europa deve far fronte a un crescente rifiuto delle politiche cosiddette verdi, nate per affrontare il cambiamento climatico e proteggere l'ambiente, causando il deterioramento della sua agenda verde con la furia di gravi ondate di caldo e incendi.

 

Ecco alcuni paesi in cui, secondo Reuters, il "greenlash" - cioè il rifiuto delle politiche sul clima - è maggiore:

 

ITALIA

Il governo Meloni, insediato alla fine dello scorso anno, sta respingendo una serie di iniziative dell'Unione Europea volte a rendere più ecologica l'economia poiché sostiene che le imprese locali non possono permettersi obiettivi di transizione precedentemente concordati.

Da allora, il nostro paese ha chiesto all'UE di allentare la presa riguardo a tutte quelle direttive volte a migliorare l'efficienza energetica degli edifici, riscrivere i piani per eliminare gradualmente le auto con motore a combustione e mettere in discussione una spinta a tagliare le emissioni industriali.

Secondo le politiche europee attuali, l'Italia è in ritardo nel raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall'UE per il 2030, afferma un documento del ministero dell'Energia il mese scorso.

Allo stesso tempo però, il governo sta portando avanti altri aspetti dell'agenda verde. All'inizio di questo mese, ad esempio, l’esecutivo ha affermato di voler utilizzare i fondi dell'UE per un programma di investimenti del valore di circa 19 miliardi di euro per rafforzare le reti elettriche e del gas e rendere la sua economia più verde, come parte dei suoi sforzi per rinnovare i piani di spesa dei fondi UE post-COVID.

 

GRAN BRETAGNA

La Gran Bretagna ha perso la sua posizione di leader globale nelle politiche per il clima e non sta facendo abbastanza per raggiungere il suo obiettivo “net zero” per il 2050, hanno affermato a giugno i consulenti climatici del paese.

Gli annunci dello scorso anno sui nuovi progetti di combustibili fossili hanno reso piuttosto opaca la reputazione della Gran Bretagna, stando a un rapporto annuale sui progressi del Comitato per i cambiamenti climatici (CCC).

Una revisione separata commissionata dal governo ha inoltre rilevato che le imprese si sono lamentate delle debolezze nel contesto degli investimenti della Gran Bretagna, compresa la mancanza di coerenza dei recenti sforzi politici.

I progressi nell'eolico onshore e offshore sono stati ostacolati dalle modifiche ai regolamenti, spingendo alcuni sviluppatori ad avvertire che, senza incentivi migliori, sarà difficile fare investimenti in Gran Bretagna.

Il primo ministro Rishi Sunak il mese scorso ha messo in guardia contro le politiche climatiche che "danno alle persone più problemi e più costi inutilmente", giorni dopo la vittoria elettorale (insapettata) dei conservatori locali per essersi opposti alle tasse sui veicoli più inquinanti.

Rispondendo alle critiche sulla posizione del suo governo circa le tematiche ambientali, Sunak ha affermato che il record della Gran Bretagna nel ridurre le emissioni di carbonio è superiore a quello di altri grandi paesi.

 

OLANDA

Il partito BBB o BoerBurgerBeweging (Farmer-Citizen Movement), fondato nel 2019 in opposizione ai piani del governo di ridurre drasticamente l'inquinamento da azoto nelle fattorie, ha registrato un’ascesa molto rapida, piazzandosi al secondo posto a livello nazionale.

Cavalcando l'ondata di proteste contro le politiche ambientali del governo, ha battuto inaspettatamente il partito conservatore VVD alle elezioni regionali di marzo.

L'ultimo sondaggio settimanale Ipsos (che si occupa di ricerche di mercato) in vista delle elezioni parlamentari di novembre, ha collocato il BBB al secondo posto con quasi il 15% dei voti, a soli 3 punti percentuali dal VVD, che contenderà il voto per la prima volta in un decennio senza il primo ministro Mark Rutte.

L'ascesa del BBB è stato un duro colpo per l'ultimo governo di coalizione, che è crollato a luglio.

Se il BBB ottiene risultati significativi nelle elezioni nazionali, potrebbe mettere un freno alle politiche con cui ridurre l’uso di prodotti contenenti azoto, entrando così in rotta di collisione con i desiderata della Commissione Europea, che invece sta spingendo per continuare su quella strada.

 

POLONIA

Il governo polacco, per molto tempo è rimasto “conservatore” sulle politiche ambientali in patria e in vista delle elezioni di ottobre ha fatto un ulteriore passo avanti, facendo causa a Bruxelles.

 

Finora il governo afferma di aver presentato denunce alla Corte di giustizia sul divieto UE di usare veicoli a combustione dal 2035, sull'obiettivo di riduzione delle emissioni, sulla riduzione dei permessi Co2 gratuiti e quella che ha definito “interferenza nella gestione delle foreste nazionali”.

Di fronte alla pressione dei sindacati delle miniere, la Polonia ha anche rinviato un piano per ridurre la sua dipendenza dal carbone declassando lo stato del suo prossimo aggiornamento della politica energetica a una semplice "consultazione".

 

GERMANIA

L'ansia per una legge per eliminare gradualmente il riscaldamento a gas e petrolio ha portato la coalizione di governo tedesca vicino al punto di rottura questa primavera. Dopo settimane di discussioni, ha accettato modifiche che hanno annacquato il disegno di legge originale.

La lite ha contribuito a spingere l'estrema destra Alternativa per la Germania al secondo posto nei sondaggi. Il partito contesta che l'attività umana sia una causa del cambiamento climatico.

La rabbia per le iniziative volte a ridurre il numero di auto nelle strade delle città-stato di Berlino e Brema ha trovato sostenitori persino tra i Verdi nelle elezioni statali di quest'anno, affermano i sondaggisti.

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