La sorte di Cosimo Cosma, presunto innocente
Parla di lui Antonio Giangrande, autore del libro “Sarah Scazzi, il delitto di Avetrana, il resoconto di un avetranese” e del sequel “La condanna e l’Appello”.
Avetrana, contrada Centonze. 7 aprile 2014. E’ morto Cosimo Cosma, 46 anni. Per i suoi parenti ed amici: il gigante buono. Un tumore repentino e violento in pochi mesi ha chiuso la sua breve vita e ha chiuso la bocca ai cattivi d’animo sempre in cerca del mostro da dileggiare. Nel necrologio i giornali fanno a gara a rinvangare quella condanna comminata dai giudici di Taranto. Condanna resa a tutti coloro che erano stati rinviati a giudizio, anzi di più, perché altri processi sono stati aperti a margine, specialmente per chi ha testimoniato contro la tesi accusatoria del tutti dentro. Se ne va da presunto innocente, come lui stesso si è sempre professato, e questo a noi basta. Dopo 11 mesi sono arrivate le motivazione della condanna e ciò ha impedito di presentare l’appello a quella condanna che a lui sembrava ingiusta, tramite il suo difensore, l’avv. Raffaele Missere. Se innocente, a lui tutto il nostro rispetto; se colpevole, a lui tutto il nostro perdono. Saranno altri giudici, forse più illuminati di quelli terreni, a doverlo ora giudicare. Funerali ad Avetrana, tumulazione ad Erchie. Forse, a torto o a ragione, per disprezzo dei suoi compaesani. Tutti i suoi familiari ed amici lo hanno accompagnato nel viaggio dove cala per sempre il sipario su uno dei nove imputati condannati dalla Corte di Assise di Taranto al processo di primo grado per l’omicidio della quindicenne di Avetrana Sarah Scazzi, strangolata e gettata in un pozzo nelle campagne del paese il 26 agosto 2010. Mimino, come lo chiamavano gli amici, che si era sempre proclamato innocente, venne arrestato insieme a Carmine Misseri il 23 febbraio 2011, ma il successivo 10 marzo il provvedimento restrittivo fu annullato dal Tribunale del Riesame. «Sono stato in carcere 16 giorni da innocente – furono le prime parole di Cosma, riferite dal suo legale Raffaele Missere, una volta tornato in libertà – ora sono felice, ma spero che finisca tutto al più presto. Mi devono spiegare perchè è accaduto tutto questo. Non avrei mai fatto quello che mi contestano, occultare il cadavere di una bambina. E' stata una esperienza terribile. Sono stato diversi giorni in isolamento senza televisioni, senza giornali. Spero che sia fatta giustizia». Cosma, con la sentenza emessa dalla Corte il 20 aprile 2013, era stato condannato a sei anni di reclusione perchè ritenuto colpevole di soppressione di cadavere. Reato che, secondo la tesi dell’accusa fatta propria dalla Corte, Cosma avrebbe commesso insieme a Carmine Misseri, fratello di Michele, allo stesso Michele, alla moglie e alla figlia di quest’ultimo, Cosima Serrano e Sabrina Misseri. Per la Procura della Repubblica di Taranto, Cosma aiutò lo zio Michele Misseri ad occultare il corpo di Sarah in un pozzo-cisterna in contrada Mosca, nelle campagne di Avetrana. Sul suo coinvolgimento nell’inchiesta giocarono un ruolo una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali che per gli inquirenti – tesi accolta poi dalla Corte di Assise di Taranto - avrebbero dimostrato la partecipazione di Cosma alla fase successiva al delitto. Cosimo Cosma si è sempre detto “innocente”. Non avrebbe mai aiutato suo zio ad occultare il corpo della piccola Sarah: «Andava a scuola con mio figlio, aveva la sua stessa età. Come avrei potuto fare una cosa del genere? Non sapevo neanche dov’era quel pozzo… la contrada Mosca sì, ci passo due volte all’anno… Mi hanno indagato per una telefonata, perché mio zio, quel giorno, mi cercò sul cellulare di mia moglie dopo aver trovato spento il mio». Ma a dimostrazione che Mimino osteggiasse i molestatori di bambine, nel novembre 2013 Cosma era incappato in un’altra disavventura giudiziaria: condannato ad un anno e quattro mesi perchè avrebbe partecipato, insieme a due parenti, ad una spedizione punitiva nei confronti di un uomo accusato di aver molestato la nipote di 16 anni. Ora che le motivazioni della sentenza Scazzi sono state depositate dopo 11 mesi, attendeva con il suo legale di ricorrere in appello per cercare di dimostrare di non aver aiutato lo zio a nascondere il corpo di Sarah. Troppo tardi, al cospetto del destino, troppo tardi per ristabilire dignità ed onore.
Dr Antonio Giangrande
Presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia
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