C'è un'aria da fine stagione, c'è un sole sbiadito che si avvia al tramonto, una giornata anonima, che non dovrebbe esserla, che si avvia alla fine. C'è un candidato citazionista e pieno di aneddoti, che un aneddoto dice essere caldeggiato dai generali e malvisto dai soldati. C'è la radiolina che trasmette "Vengo anch'io, no tu no" ma è una musica per poche orecchie. C'è un orologio fermo ed un calendario ingiallito di quasi dieci anni fa. Ci sono le macerie sopra altre macerie, ci sono i vinti e le vittime del disastro a cui viene chiesto di impastare cemento ed alzare palazzi e torrette per i soliti generali svogliati, eterei e decaduti senza mai essere stati nobili. Ci sono le mani che impugnano matite, che sono causa del proprio male e che coprono i tanti occhi che non sanno piangere se stessi. Ci sono giornate che finiscono con i numeri di lotterie messe in cassaforte per legittimare gli inconvenienti che verranno. Ci sono le primarie in Abruzzo, tristi come le abitudini ed i vizi che non riesci ad eliminare, necessarie come le processioni per i santi da celebrare. Ci sono i vestiti buoni, i vestiti con le toppe e quelli da rappezzare; ci sono i cappelli e le cravatte delle grandi occasioni. Ci sono le bottiglie stappate per il vincitore, le mani spellate e le mani baciate. C'è la festa e c'è tutto quello che serve a nascondere ciò che manca e mancherà.