L'epidurale riduce il dolore, ma allunga il tempo di travaglio

Lo confermano i ricercatori dell'Università della California

Angela Menna
08/02/2014
Salute e alimentazione
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Da quando l’anestesia epidurale è entrata a far parte dell’ospedalizzazione di una donna in travaglio, ha indubbiamente portato benefici a moltissime partorienti. Non solo l’anestesia è indolore, ma lo è quasi del tutto persino il travaglio.
In realtà, come tutte le scoperte scientifiche, anche in questo caso c’è un piccolo effetto “collaterale”: il travaglio può divenire più lungo di due ore, oltre quelle che ci sarebbero volute normalmente. A confermarlo sono stati alcuni ricercatori dell’Università della California a San Francisco (UCSF), che hanno condotto uno studio coordinato dalla dottoressa Yvonne Cheng. «L’effetto dell’epidurale può essere più lungo di quanto si pensa, ma finché il bambino sembra star bene e le donne fanno progressi, non necessariamente si deve intervenire ed eseguire un taglio cesareo», spiega Cheng, specialista in medicina materno-fetale presso l’UCSF.In merito ai dati acquisiti durante lo studio, le donne che portano in grembo il loro primo figlio, di norma, impiegano nella seconda fase del travaglio, circa 197 minuti, mentre con l’epidurale i tempi si allungano di molto: 336 minuti, (circa cinque ore e mezza). La differenza che intercorre sfiora la media delle due ore.

Tuttavia, può essere persino più alta, se si parla di donne che hanno già avuto un bambino. Nella seconda fase, infatti, impiegano indicativamente 81 minuti – quindi poco più di un’ora – senza epidurale e 255 minuti con l’anestesia (più di quattro ore). Secondo gli studiosi, i parti cesarei sono cresciuti notevolmente in questi ultimi anni, e questo generalmente è dovuto a un rallentamento del parto, probabilmente anche causato dall’aumento di interventi di anestesia epidurale. Tutto ciò comporta un susseguirsi di problemi e rischi sia per la mamma, che per il neonato, con ricoveri decisamente più lunghi. Durante la ricerca, sono stati confrontati i dati relativi a parti avvenuti a San Francisco tra il 1976 e il 2008. Le donne ricoverate erano circa 42mila e la metà di queste ha ricevuto l’anestesia epidurale. Dai risultati, è emerso anche che, mediamente, una donna impiega due ore in più a partorire un bambino, quando è stata sottoposta ad anestesia epidurale. Del resto, è evidente che si tratta di una media e che vi sono  alcune donne che non impiegano molto tempo, così come è difficile stabilire la velocità di parto di una persona. «E’ probabilmente molto difficile conoscere i tempi per ogni singolo paziente», spiega Karin Fox a Reuters Health. La dott.ssa Fox non è stata coinvolta nello studio, ma è intervenuta in qualità di specialista in medicina materno-fetale del Baylor College of Medicine e dell’Ospedale Pediatrico del Texas a Houston. Secondo il suo parere, i risultati di tale studio non sono affatto sorprendenti, ma bisogna considerare altri fattori che possono allungare i tempi di travaglio. Così come ritiene che non si debba evitare l’anestesia, solo perché può esserci il pericolo di un allungamento del travaglio. «Ci sono molte ragioni per avere l’epidurale», ha precisato Fox.

Il dottor Christopher Glantz, invece, specialista di gravidanze ad alto rischio, presso la University of Rochester Medical Center di New York, chiarisce, che sebbene la salute dei bambini nei gruppi epidurali non è identica a quelli che non hanno  richiesto l’anestesia, le madri sicuramente hanno più probabilità di complicazioni, se il travaglio è troppo lungo. «Sembrerebbe che il limite massimo di ciò che può essere tollerato è più alto di quanto si pensasse, e questo toglierebbe un po’ di slancio a intervenire (con un taglio cesareo), in quello che sembra essere una moda prematura». Cheng suggerisce ai medici di riflettere ancor di più sui dati da loro evidenziati e a pensare che quelli che sono stati utilizzati finora, probabilmente, non sono del tutto precisi o sufficienti. 

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