Juventus-Torino analisi tattica

I problemi della Juventus nello sviluppare trame di gioco rilevanti.

Francesco Di Fonzo
08/12/2020
Sport
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Il derby della Mole ha evidenziato ancora una volta le difficoltà della Juventus ad assorbire i principi del gioco di posizione che Andrea Pirlo sta cercando di inculcarle ormai da due mesi a questa parte.
I bianconeri, nonostante la vittoria allo scadere, hanno mostrato nuovamente diversi problemi ad attaccare quelle squadre che scelgono di aspettare e non scoprirsi, con baricentro basso e linee molto strette. Sono risultati prevedibili, compassati, e davvero troppo statici per sperare di aprire spazi in quel 5-3-2 che mister Giampaolo aveva sapientemente preparato in settimana per soffocare una Juventus ancora in cerca di se stessa.
I padroni di casa hanno costantemente cercato di costruire dal basso, con Cuadrado, terzino destro, che alzava la propria posizione, e Danilo, terzino sinistro, che entrando dentro il campo, andava a formare il trittico d’impostazione con i due centrali.
Pirlo ha sfruttato ancora una volta il colombiano come fonte di gioco. La Juventus ha cercato di sfondare prevalentemente dal suo lato, come certificano i 91 passaggi tentati, primo giocatore in campo in tale statistica.



I granata hanno adottato un blocco medio per affrontare la costruzione avversaria, con Belotti e Zaza molto attenti ad oscurare i due mediani con il supporto della mezz’ala. I due interni di centrocampo si sono dimostrati reattivi nell’uscire puntualmente ogni qualvolta la palla arrivava ad uno dei due braccetti, mentre su Chiesa a sinistra, e Cuadrado a destra, accorciavano tempestivamente i quinti, Singo da una parte ed Ansaldi dall’altra.
Il pressing dei giocatori di Giampaolo si è rivelato sicuramente efficace e ben interpretato, complice il giro palla estremamente lento dei bianconeri che ha reso stagnante la manovra e difficoltosa la ricerca dell’uomo dietro la linea.

A ciò si è aggiunta una cattiva interpretazione delle fasi di gioco da parte dei giocatori offensivi. Kulusevski in particolare, è parso confuso, impreciso nelle scelte, nei tentativi di smarcamento e nell’occupazione degli spazi.


   

 

Nella prima slide lo svedese non è ubicato diagonalmente rispetto al compagno, ma addirittura nel cono d’ombra dell’avversario. Non solo quindi non occupa l’half space correttamente, ma è perfino nascosto, non costituisce una traiettoria spendibile per il portatore, la manovra non può quindi svilupparsi adeguatamente.

Nella seconda slide Kulusevski e Ronaldo effettuano lo stesso movimento in verticale, invece che due movimenti opposti, togliendo linee di passaggio al compagno in possesso di palla.

Altre volte più che il movimento errato, è stata la staticità degli interpreti ad ingolfare lo sviluppo del gioco. Le rotazioni sono state parziali, rivelando una scarsa attitudine nell’ occupare adeguatamente gli spazi liberati dai compagni, vuoi per il carattere lavativo del singolo interprete, vuoi per una scarsa comprensione delle dinamiche di gioco e poca conoscenza dei compagni.



Qui ad esempio la rotazione dei bianconeri sembra buona: Dybala si stacca dai centrali attirando la mezz’ala del Torino, per poi allargare su Cuadrado, puntualmente aggredito da Ansaldi. Kulusevski attacca la profondità alle spalle dell’esterno granata abbassando Rodriguez, il terzo centrale degli ospiti. A questo punto si crea uno spazio enorme che Ronaldo dovrebbe attaccare per poter ricevere agevolmente da Cuadrado e puntare frontalmente la linea difensiva del Torino. Il portoghese conserva tuttavia la propria posizione, e lo sviluppo si arresta.

In generale i giocatori della Juventus sono stati davvero troppo statici per poter sperare di scalfire il bastione eretto dai granata. La mancanza di smarcamenti continui, ha reso estremamente complicata la creazione di problemi ad una squadra che ha difeso per 90 minuti con una linea a 5, forte densità nella zona centrale di campo per oscurare gli half spaces , e ben 11 uomini sotto la linea del pallone.
La slide seguente è perfettamente esemplificativa della gara dei padroni di casa: giro palla lento ed estenuante, e nessun movimento.



La staticità sembra ormai un problema congenito di una squadra a dir poco asfittica. Problema che ha impattato anche la zona di rifinitura: i 5 uomini offensivi, sempre schiacciati in linea, mai hanno offerto tracce significative per scelte diverse dal cross in area. Senza giocatori pronti ad attaccare con costanza la profondità, anche corta, allungare le linee avversarie, e sfibrare la compattezza granata è sembrata un’impresa al limite dell’utopia.
Uno scaglionamento migliore, sfalzato su più altezze, abbinato a movimenti alternativi ed opposti, avrebbe certamente garantito appoggi multipli e maggiore fluidità.



La Vecchia Signora, orfana di quello che allo stato attuale delle cose è il giocatore più importante della squadra, quell’Alvaro Morata che, sciaguratamente, risulta un “unicum” nella rosa Juventina, ha avuto problemi ad occupare l’area e costruire trame efficaci.
Perché l’attaccante spagnolo non si è solo rivelato un finalizzatore implacabile, mostrando una freddezza sotto porta ed una qualità nella scelta finale mai viste nelle precedenti esperienze, ma ha sfoggiato un’attitudine che era rimasta sopita troppo a lungo. Un’attitudine acquisita nel corso di anni ricolmi di difficoltà , che lo rende oggi un centravanti maturo, completo, abile nel catalizzare la manovra offensiva e nel ripulire i palloni spalle alla porta, smistando e ricamando, ora per le discese degli esterni, ora per gli inserimenti degli incursori.
 Morata  ha curato molti dei mali che affliggevano la Signora lo scorso anno, garantendo attacchi sistematici della profondità per allungare le linee avversarie, e peso specifico per affollare un’area di rigore quasi sempre vuota. Non è un caso dunque, se contro il Torino sono riaffiorati i problemi dello scorso anno. Dopotutto la coppia d’attacco era la medesima che aveva a disposizione Sarri, una coppia d’attacco sicuramente molto forte nelle sue individualità, ma mal assortita e senza un vero e proprio centravanti di peso. 



I bianconeri hanno commesso un’imperdonabile leggerezza nel decidere di affrontare un’intera stagione con una sola punta di ruolo, con 3 competizioni da onorare, un calendario più fitto che mai, ed una pandemia infuriante che non lascia al sicuro nessun giocatore.
Pirlo è stato dunque costretto appellarsi ad un Dybala mai realmente affermato, più che smarrito, apparso più un pesce fuor d’acqua con il suo continuo “pascolare per il campo”, che una fonte credibile di soluzioni ed imprevedibilità.
Nella totale anarchia che, non solo ne contraddistingue  il modo di giocare, ma ne rispecchia lo stato d’animo attuale, l’argentino si è dimostrato poco utile alla causa, perché centravanti puro non è, e mai lo sarà per una questione di caratteristiche e di indole naturale.
Sarebbe stato più sensato liberarlo dalla morsa dei tre centrali granata, cercando di sfruttarne la mobilità per creare superiorità numerica a centrocampo e spazi attaccabili con inserimenti dalle retrovie. Priva di un riferimento centrale, la Juventus non è riuscita ad occupare l'area avversaria in modo alternativo, con inserimenti di centrocampisti ed esterni. 

 


Gli ingressi di Mckennie ed Alex Sandro hanno portato giovamento alla squadra, che ha trovato nel brasiliano un uomo in più sopra la linea del pallone, e nel texano un ulteriore invasore, in grado di attaccare la profondità e garantire maggiore presenza in area. Il gol del pareggio è arrivato proprio su colpo di testa del centrocampista ex Shalke.



Nota positiva è stata la gestione del pressing alto e della riaggressione, se si esclude ovviamente  la dormita generale sull’imbucata di Belotti per Zaza nel primo tempo. Complici i limiti tecnici in fase di costruzione del Torino, i bianconeri hanno più volte costretto Sirigu al rilancio o all'errore. Finché i granata hanno definitivamente rinunciato a giocare il pallone con i difensori, optando invece per la palla lunga sulle punte.
Per il pressing alto la Juventus ha utilizzato un quartetto offensivo con Dybala sul play avversario, Ronaldo sul centrale, Chiesa e Kulusevsky sui braccetti. I terzini  uscivano invece forte sui quinti, mentre i due mediani sulle mezz'ali che si abbassavano per ricevere.

  



 Un’ennesima disattenzione in fase difensiva posizionale, su un calcio d’angolo apparentemente innocuo, è costata alla Juventus lo svantaggio dopo appena 8 minuti di gioco.
La Vecchia Signora con 1.5 xG rispetto agli 0.8 xG dell’avversario ha tutto sommato meritato la vittoria, seppur con una prestazione ampiamente al di sotto delle aspettative.
La sensazione è che ci sia ancora moltissimo su cui lavorare, dalla componente psicologica a quella tattica. 

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