Chiusi in casa, tutti i mali fisici e psicologici della quarantena

La forzata "reclusione" domiciliare crea e moltiplica insonnia, ansia, panico, depressione, nervosismo, senso di costrizione e solitudini. La punta dell'iceberg di un disagio mentale e sociologico molto più profondo

Davide Zedda
26/03/2020
Attualità
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La “reclusione” casalinga imposta agli italiani a seguito dello stato di emergenza causa Coronavirus, impone una riflessione sui danni fisici e psicologici causati dalla quarantena forzata, ai quali si sommano le pesanti e inevitabili complicazioni di natura clinica e sociale.

I sintomi – Aumentano insonnia, ansia, panico, depressione, nervosismo, senso di costrizione sia fisico che mentale, nuove solitudini sia nei casi di “clausura” singola che di gruppo (famiglia). I tempi si “dilatano”, l’organizzazione del vivere quotidiano si complica e spesso risulta disorganizzato con una percezione “sballata” dell’elemento spazio-tempo. Emergono inevitabilmente conflitti familiari, si registrano i primi casi di suicidi e omicidi.

Tutti a casa – Da sempre disabituati a vivere in casa (e la casa), i più faticano a metabolizzare l’accettazione dell’imposizione dello stare tra le mura domestiche. Luogo (“le quattro mura”) fino all’avvento del “coprifuoco”, utilizzato dalla maggioranza della popolazione attiva quasi di passaggio, con uscita la mattina presto e ritorno la sera per cena (spesso unico pasto consumato presso il proprio domicilio), e per il riposo notturno che anticipava una nuova frenetica giornata. Dunque un drammatico passaggio dalla corsa alla noia, “colmato” da tanto internet e tv, strumenti che creano ulteriore stress, causa le cattive e martellanti (ed anche “ripetitive” notizie), provenienti dai Tg e dai dibattiti monotematici sul Covid-19 con tanto di quotidiano bollettino di guerra e immagini shock che aumentano senso di insicurezza, angoscia, pericolo. Ma non solo. Più è piccola la dimora, meno sbocchi verso l’esterno essa offre. Non tutti godono di un giardino, di una terrazza, nella maggior parte dei casi ci si deve ac contentare di piccole verande e balconi. Non proprio il massimo.

Altri danni – Il non muoversi, il non poter godere dei benefici del sole, il non socializzare (se non virtualmente con amici e parenti), la mancanza d’aria che si avverte anche a livello psicologico, l’assenza dei colori della natura, della città o del paese, pesano non poco - anche con forti abbassamenti delle difese immunitarie - sul benessere di ognuno di noi.

Reazioni – Prima quelle positive di difesa e reazione attiva in risposta (anche in termini di organizzazione) al contingente stato di emergenza, poi la fase (passiva) di accettazione, infine lo stato di rassegnazione in attesa di comprendere quando e come si verrà fuori dal disagio vissuto.

E dopo? – Se già allo stato attuale sono tantissimi i cittadini in cura psicologica/psichiatrica, a questi, certamente, se ne aggiungeranno parecchi altri quando sarà nuovamente possibile ritornare alla “normalità”.

 

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