Cgil, unire l’Italia nel nome delle pensioni

La protesta sindacale riparte da cinque piazze

Gianluca Vivacqua
02/12/2017
Politica
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Bari, Cagliari, Palermo.

Ma anche Torino, anche Roma. Sono le cinque città italiane dove, alle 14.00 di oggi, è scattata, quasi in simultanea, la mobilitazione sociale promossa dalla Cgil per protestare contro le politiche governative sulle pensioni. I big del sindacato, Susanna Camusso, segretario nazionale, e Maurizio Landini, ex segretario Fiom-Cgil e ora membro di spicco della segreteria centrale,  sono andati in scena rispettivamente a Roma e a Palermo.

Dalle Alpi alla Conca d’Oro, un sabato di cortei nei quali il popolo cigiellino si è ritrovato: operai, pubblici impiegati, edili, braccianti, lavoratori agricoli e pensionati. Che partecipano a questa mini-giornata del campionato delle rivendicazioni sociali quasi come rappresentanti di una classe in estinzione. Una classe, bistrattata eppure sempre più esclusiva, alla quale oggi tanti lavoratori non sperano neppure di poter accedere.  

Pensioni: i conti non tornano”: così recitava lo slogan di giornata. All’origine della manifestazione, l’ennesimo strappo con le altre due sigle sindacali, Uil e Cisl, che nel confronto col governo sulla legge di Bilancio si sono mostrate più aperturiste della Cgil riguardo al documento presentato dal premier Gentiloni. Le cose buone (misure decontributive per le imprese e sgravi fiscali per gli under 35) sono inficiate da un punto critico, l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni, a partire dal 2019. Inaccettabile, per la Camusso.

Siamo qui per dire che i conti non tornano”, ha detto la leader Cgil in piazza del Popolo, “che le scelte fatte con questa legge di bilancio non guardano ai problemi previdenziali delle lavoratrici e dei lavoratori, non danno prospettive ai giovani, non parlano degli investimenti e non tengono conto che il lavoro è sempre più sfruttato e sempre meno retribuito".

Le prospettive per le generazioni che si sono appena affacciate o stanno per affacciarsi al mondo del lavoro, ecco il nocciolo del problema, rilanciato anche da Landini nel capoluogo siciliano, davanti al Teatro Massimo: “Il messaggio che mandiamo è che per far ripartire l'Italia bisogna rilanciare investimenti pubblici e privati e il lavoro soprattutto dei giovani.” L’ex Fiom naturalmente non può non prendere spunto anche dalla cornice geo-sociale che ospita il suo discorso: “Il Sud ha pagato un prezzo doppio per la crisi”, ha detto. “Nel Mezzogiorno ci sono dati di disoccupazione drammatici e tanti giovani devono andare via se vogliono avere una prospettiva. Questo è un tema che va messo al centro dell'agenda politica del governo.”

Un anno fa, ha ricordato la Camusso, il governo firmò con i sindacati un accordo sull’aspettativa di vita e sulla pensione anche per i giovani. Un accordo completamente stravolto. Proprio per questo la segretaria non dispera che in tempi brevi si possa ritrovare quell’unità sindacale indispensabile per rendere la protesta più forte.      

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