Roma, 26 aprile 2017 - Un vettore aereo nazionale serve a indirizzare e attrarre flussi turistici, commerciali ed economici. Tante migliaia di lavoratori e un grande indotto non possono essere dispersi: l'Italia che vive di turismo e cultura non può restare senza una compagnia al servizio del sistema Paese ma il “sacrificio” richiesto ai lavoratori ovvero un pre-accordo tra sindacati e azienda da parte dei 12mila dipendenti, attraverso un referendum non è stato approvato.
Alitalia è comunque una azienda privata. Di fronte alle continue e serie difficoltà il governo ha incoraggiato più volte gli azionisti italiani e stranieri ad impegnarsi in un nuovo piano industriale e in una forte ricapitalizzazione della società.
Dalla Presidenza del Consiglio giunge chiaro il messaggio che non ci sarebbero le condizioni per nazionalizzare l’azienda mentre il ministro Calenda propone un prestito ponte da 300-400 milioni per garantire 6 mesi di attività e la successiva vendita.
“E’ assolutamente vergognoso buttare alla deriva una azienda di interesse nazionale come è vergognoso che i dipendenti a cui non sarebbero importate le sorti della compagnia, possano godere dei privilegi ed indennità economiche a spese dei contribuenti italiani. Come è inaccettabile quello che è avvenuto nel 2015 a seguito delle dimissioni volontarie da A.D. di Alitalia Silvano Cassano che per solo 9 mesi di attività ha incassato 2,4 milioni di buonuscita” – interviene in merito il presidente nazionale di Confedercontribuenti Carmelo Finocchiaro.