L’informazione vera esiste ancora. Radio BR2 di Filippo D’agostino ce lo dimostra.

Virgilio Violo
25/04/2017
Interviste
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Da quarant’anni si dedica all’informazione radiofonica e, c’è da dire, che se i media prendessero esempio da Filippo D’Agostino, vivremmo nel benessere diffuso, in un paese dove la giustizia non verrebbe considerata ingiustizia, dove i politici servirebbero il popolo e non loro stessi e la questione della criminalità verrebbe risolta alla grande.   Filippo D’agostino è il titolare di “Radio BR2”, che trasmette da Sant’Arcangelo, paese di 6.500 anime in provincia di Potenza. E’ ben voluto da tutti, sa come si fa una radio, sa bene che i migliori giornalisti sono le persone che da quarant’anni ascoltano le sue trasmissioni, rifiuta qualsiasi tessera di partito, compresa quella dell’ordine dei giornalisti: è per la libera informazione senza se e senza ma. Dal 2005 è socio della Free Lance International Press. La terra di Basilicata deve molto a quest’uomo che, con caparbietà e tenacia, da decenni difende la dignità e l’onore delle sue genti. E’ un personaggio scomodo.

Filippo, Le tue vittorie , i tuoi scoop principali?
Forse il più importante da un punto di vista mediatico ma, di converso, abbiamo subito in famiglia minacce e altro, è stato il caso dell’usura in Val D’acri nel quale allora fu coinvolto il cardinal di Napoli Giordano. Questa inchiesta, se non erro, scoppiò nel 97’, proprio attraverso le denuncie che partivano da questa emittente, attraverso gli usurati stessi che lamentavano un certo comportamento da parte di un ex direttore di una filiale del Banco di Napoli, collegato con alcuni componenti della famiglia del cardinale. Ciò comportò grande pericolo per me e la mia famiglia.


Hai subito minacce?
Si, molte minacce: una sera ero in radio, ricordo che c’era la neve fuori; all’improvviso entrarono nella vecchia sede della radio due elementi di cui uno era un tossico con un coltello. Riuscii a sfuggire per un attimo e ad avvicinarmi all’ingresso della radio, in quanto l’ambiente era molto piccolo, e a scappare fuori, ma uno di loro mi rincorse per il paese con il coltello in mano e, cosa che più mi colpì, nessuno alzò una mano per aiutarmi anzi, alcuni negozi abbassarono le saracinesche, mentre io correvo e il tossico con il coltello mi inseguiva. Poi accadde che riuscii di nuovo ad entrare nella sede della radio e a chiudermi da dietro, e da li lanciai degli allarmi, azionai il microfono della radio fino a quando si radunò molta gente intorno alla sede e intervennero i carabinieri che arrestarono i due. Lo stesso personaggio preso con il coltello in mano dichiarò ai carabinieri che mi voleva uccidere. Si avanzarono tante ipotesi, fatto sta che l’accaduto avvenne in concomitanza della denunzia che la nostra radio faceva nei confronti del caso Giordano. Ma ciò che è avvenuto non è stata l’unica minaccia, ne ho avute tante, tanto che le forze di sicurezza volevano far trasferire me e la mia famiglia sotto protezione a Pisa, facendoci addirittura cambiare cognome. Ma rifiutammo e allora si predispose una protezione in loco la quale prevedeva la visita da parte delle forze dell’ordine alla nostra radio otto volte al giorno per vedere se avevamo bisogno di qualcosa. Le mie figlie sono state minacciate, abbiamo trovato teste di capretto sgozzato alla porta della radio….. insomma un sacco di altre cose ma, ringraziando Dio, riusciamo ancora a sopravvivere.


La trasmissione di più successo?
E’ quella che attualmente conduco ogni mattina e si chiama “Gran mattino” , imperniata soprattutto sull’informazione locale che pertanto è la più seguita e in cui diciamo, soprattutto, quello che gli altri non dicono.


Mi risulta che hai fatto un’inchiesta sulle scorie nucleari qui in Basilicata, com’è nata?
Siamo abituati a dire che i nostri veri giornalisti sono i nostri ascoltatori, sono loro che ci forniscono le notizie. Tu poi mi chiedi di un caso che non solo ha fatto discutere l’Italia ma anche il resto del mondo. Nel novembre del 2003, mentre ero in radio a preparare le solite notizie prima della messa in onda, verso le 9.00 mi giunse una telefonata da parte di una signora la quale mi disse: “Filippo, sulla Jonica (la statale Jonica n.d.r.) hanno bloccato tutto perché a Scanzano Jonico (un centro nelle vicinanze, a una quarantina di km. Da Sant’Arcangelo n.d.r.) vogliono allocare il cimitero delle scorie nucleari.” Naturalmente mi metto in movimento, comincio a telefonare, a sollecitare i vari sindaci della statale Jonica, tra cui il sindaco di Policoro, Nicola Lo Patriell. Da quel momento scatta l’allarme in Basilicata, la voce si allarga e la regione va in fermento, e non soltanto la nostra, anche le regioni comunicanti, la Puglia e la Calabria. Scanzano Jonico è a metà strada tra Puglia e Calabria. Volevano creare un cimitero delle scorie nucleari in un luogo dove c’è un mare bellissimo, agricoltura fiorentissima, e dove il turismo potrebbe dare veramente dei grossi introiti.


Il seguito della vicenda?
Da quel momento nasce un gran movimento fino a quando subentra un amico, un giornalista, ma vero giornalista, di quelli che fanno il mestiere per passione, e cosa accade? Accade che spinti dall’eco sulle scorie, si organizzano altri blocchi stradali e i sindaci della Basilicata decidono di andare a Roma a palazzo Chigi, a protestare; all’epoca c’era il governo Berlusconi. In quell’occasione dissi che bisognava fare dei collegamenti anche con Roma e allora chiamai un amico che si interessava delle vicende, non solo di questa, ma anche di altre locali, Antonio Ciancio, anche lui iscritto alla Free Lance International Press, e gli dissi che forse era il caso di andare a Roma a fare delle dirette per questo caso. Così il caro Antonio Ciancio si recò a Roma e naturalmente mi passò al micrifono i vari sindaci che stavano protestando, ogni novembre ancora mando in onda la registrazione, per ricordare a chi vuole dimenticare queste vicende. Successe un casino enorme all’epoca, eravamo l’unico organo d’informazione a seguire costantemente questa vicenda che portò a quel famoso decreto che annullò il cimitero delle scorie nucleari a Scanzano Jonico, città deputata ad essere il cimitero della Basilicata. Dove portare le scorie ancora si sta discutendo.


Come è nata la radio, è stata una passione, è stata una casualità? E’ nata a Sant’arcangelo?
E’ stato per una passione, ma non per l’informazione, devo essere sincero, bensì per la canzone. Per tanti anni, da giovane, sono stato il cantante solista di un gruppo all’epoca molto in voga, “Le Onde”, e allora abitavo in Puglia, a Bari, pur essendo lucano; poi smisi di cantare, ma la canzone volevo viverla ancora…. . Nel 76’ Nasce la radio libera. Ero all’epoca a Bitonto, in provincia di Bari, e così aprii la prima radio, credo una delle prime in Puglia, il nome era “Bitonto radio international ”, radio che si interessava soprattutto di canzoni; prima di allora era soltanto la Rai a mandare in onda canzoni. In seguito, per questioni legate alla mia vita familiare ritornai in Basilicata, sono nativo di Missanello, in provincia di Potenza, e trasferisco quindi la radio che era a Bitonto qui, a Sant’Arcangelo, in Basilicata. Vivendo qui mi resi conto di vivere in una terra un po’ diversa dalla Puglia, forse meno libera, forse più mortificata nella sua libertà, notavo che soprattutto l’informazione, a quell’epoca, era completamente assente. Vi era soltanto qualche testata giornalistica, comunque la Rai, ma vedevo che tanti fatti che vivevo non venivano fuori ed allora, in quel momento, capii che l’informazione in Basilicata doveva esserci e soprattutto bisognava dire quello che gli altri non dicevano, ed è così che nacque questa mia grande passione per l’informazione, e che ancora mi coinvolge, sfidando i consigli dei più: “ma chi te lo fa fare! Tu sei amico del potere, hai i soldi, ti trovano il posto, e che te ne frega! “ Purtroppo da queste parti questa è la mentalità!
Quindi siete in pochi qui ad onorare la verità!
Non so, non ho idea, la cosa più importante per me sono i miei ascoltatori.


Qual è l’ascolto della radio?
Una delle indagini parlava di circa 18 mila ascoltatori al giorno, come giorno medio, senza contare quelli del web: notiamo che siamo ascoltati molto anche su smartphone e quant’altro. Quindi non possiamo sapere esattamente quanti siano in totale, però abbiamo una specie di ricompensa: innanzi tutto perché i fatti più eclatanti di cui parliamo gli apprendiamo dagli stessi nostri ascoltatori che diventano i veri giornalisti della radio, e poi devo dire che parecchie imprese locali si fidano di noi e ci danno la pubblicità. Io ringrazio soprattutto loro, soprattutto grazie a loro riusciamo a fare libera informazione. Noi dalla Regione, dai potenti della politica, non vogliamo assolutamente nulla. Li dobbiamo sorvegliare.
 

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