Sgominata cellula terrorista jihadista a Venezia

Arrestati tre uomini, sotto i trent'anni, e fermato un minore

Samantha Ciancaglini
31/03/2017
Attualità
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Intercettati dalla polizia, dopo l'attentato di Westminster del 22 marzo, dicevano al telefono "Con Venezia guadagni subito il paradiso per quanti miscredenti ci sono qua, mettere una bomba a Rialto". 

I quattro kosovari erano da mesi sotto controllo dalla polizia e dai carabinieri: l'intenzione era di fare centinaia di morti, molti di più rispetto a quelli di Londra.

Fermato il gruppo kosovaro, composto da Fisnik Bekaj, 24 anni, Dale Haziraj di 25, già noto alle forze dell'ordine per aver minacciato il suo datore di lavor,  e Arjan Babaj, 27 anni, il predicatore e leader della presunta cellula. Nel gruppo presente anche un minore. Il reato contestato è il 270 bis, associazione di tipo terroristico anche internazionale.

Fisnik Bekaj è l'uomo chiave della vicenda: aveva combattuto in Siria, poi era passato in Kosovo, ed ora era pronto a fare ben altro a Venezia. Gli altri due lavoravano come camerieri in due bar di San Marco.

"Abbiamo controllato ogni loro rapporto, ogni loro contatto con il mondo esterno e siamo riusciti anche ad inserirci e controllare il loro mondo telematico e tutto quello che riuscivano a comunicarsi e ad indottrinarsi", dice il procuratore.

Dopo l'attentato nella capitale britannica, i loro commenti entusiasti hanno imposto agli investigatori l'intervento immediato. Di fronte alla notizia dell'uccisione da parte di Khalid Masood di tre passanti e un poliziotto, i quattro avevano manifestato l'intenzione di "fare qualcosa di simile anche a Venezia". Nel punto di maggiore interesse turistico, il Ponte di Rialto. "Non vedo l'ora di giurare ad Allah. Se mi fanno fare il giuramento sono già pronto a morire", dice uno di loro in un'altra conversazione intercettata. Un altro invece definisce "grande" un terrorista che in uno dei video di propaganda del Califfato prepara una bomba e la mette in uno zaino, per poi andare a farsi esplodere.

Da qui sono scattati gli arresti di questa notte, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Venezia Alberto Scaramuzza. L'indagine è stata svolta dagli uomini del reparto operativo dei Carabinieri e dal personale dalla Digos di Venezia.

Tutti risiedevano nel centro storico di Venezia e nei due appartamenti, che sono stati requisiti, sono state trovate alcune pistole, ora al vaglio per capire se si tratti di armi giocattolo oppure no. Ci sono altri tre indagati. Ben integrati, tutti e quattro vivevano in Italia da due anni: "Conducevano una vita ordinaria, avevano dei profili social normali, senza segni di radicalizzazione", dicono gli inquirenti. Scaricavano da Internet manuali di addestramento per il combattimento e compivano simulazioni per confezionare esplosivi fatti in casa.

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