Bologna, 27 febbraio 2017: luci puntate su un pilastro del cinema italiano.
Ospite per ben due volte al cinema Arlecchino, insieme allo scenografo Giancarlo Basili, Nanni Moretti ammalia il pubblico del capoluogo emiliano con la presentazione della versione restaurata del film “Palombella Rossa”.
Una straordinaria ironia: è proprio questo l'ingrediente principale delle sue pellicole, farcite, inoltre, di dolci, di politica, di “Dottor Zivago” e di modernità, nonostante si parli, in questo caso, di un film del 1989.
Il cinema, la pallanuoto, le palombelle: il mix straordinario della sua vita prende forma proprio in “Palombella Rossa”.
Come è riuscito a mettere tutto insieme?
“Ho giocato a pallanuoto fino all'età di 33 anni. Nonostante ciò, non ero mai riuscito ad inserire questa parte importante della mia vita in un film.”, dice Moretti,“All'inizio, avevo pensato di ambientare la pellicola in una sala cinematografica. Poi, invece, decisi di girarlo interamente in una piscina. Ma ciò che mi premeva più di tutto era che la partita fosse giocata in trasferta, con il pubblico contro e contro il pubblico.”
La presentazione prosegue con i tratti salienti del film, le difficoltà di esecuzione e l'onnipresente ironia pungente.
“È stato sicuramente il mio film più faticoso: giocare a pallanuoto e far recitare attori non professionisti, oltre a recitare e a dirigere, non è stato facile.
Ogni scena è stata studiata nei minimi dettagli: bisognava segnare in un certo modo, secondo un determinato schema, o era necessario, in alcuni punti, prendere la traversa, perché in quel momento la macchina da presa poteva alzarsi su un'altra scena, inquadrando, ad esempio, me e una giornalista che mi intervista.”
Altro passo da compiere, l'ardua decisione riguardo la piscina, “claustrofobica” e “da cui doveva vedersi il mare”: la scelta cadde su quella di Acireale, reinventata ad assumere le sembianze di un luogo nuovo, che inglobava in sé tutte le caratteristiche delle altre piscine, con colori pastellati e finti, alla “De Chirico”, cartelli pubblicitari anni '50 e dolci a volontà.
Fondamentale è, poi, il rapporto piscina-gradinate-bar: tutto era geograficamente strutturato, preciso ai limiti dell'eccessività.
Moretti regala, poi, al pubblico un aneddoto sull'intervallo di tempo che dovrebbe intercorrere tra la fine di un pasto e l'ingresso in acqua, sfatando un luogo comune ormai fortemente radicato e usando, ovviamente, l'arma vincente dell'ironia.
“Quando ero bambino, la mamma stabiliva questo intervallo dell'ordine delle tre ore. Poi, quando sono diventato poco più grande, lo aveva fatto scendere a due ore e mezza o due e un quarto.
Da adulto, avevo stabilito io stesso un intervallo di tempo, pari a un'ora e tre quarti.
Ma, con questo film, ho scoperto che possono anche passare zero minuti.
A novembre abbiamo cominciato a girare le scene di notte: verso le dieci di sera c'era una pausa e, con la troupe, avevamo messo in piedi due squadre di cucina. Dopo gli assaggi, toccava tornare subito in acqua: fu così che l'intervallo divenne nullo. Le mamme sbagliavano.”
Altro aneddoto, altra ironia.
Il pugno in risposta all'espressione di un rivale: “Questo non è uno sport per signorine”, lo porta a fratturarsi l'ultima falange del mignolo.
L'incidente di percorso non lo fermerà: Michele Apicella continuerà a giocare contro gli avversari e Nanni Moretti, con l'ironia e la libertà di narrazione, continuerà a raccontare, con la sua straordinaria maestria, la crisi di un uomo di sinistra.