Gli studenti al nuovo Ministro Fedeli: "Riaprire il dialogo sulla Legge di bilancio e priorità al finanziamento di scuole e università".

L'Udu e la Rete degli Studenti Medi indicano al Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca le priorità da affrontare

Tino Colacillo
13/12/2016
Attualità
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Una delle novità più significative del nuovo esecutivo guidato da Gentiloni è il cambio al vertice del Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca: Stefania Giannini, ex Scelta Civica poi Pd, non viene ne confermata ne spostata ad altro incarico. Al suo posto arriva Valeria Fedeli, senatrice Pd, ex Vice Presidente del Senato ed ex sindacalista Cgil.

Non è da escludere che tra le cause della mancata conferma via sia la scarsa popolarità della Giannini nel mondo scolastico e universitario che in questi due anni si è mobilitato contro le scelte del Governo come la Buona Scuola o contro il numero chiuso che proprio l'ex Ministra aveva detto di voler superare senza poi farlo.

Sulla nomina oggi si sono già espresse l'Unione degli Universitari (Udu) e la Rete degli studenti medi che con una nota congiunta indicano al nuovo Ministro le azioni prioritarie per gli studenti.

Secondo Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell'Udu, molti "sono gli aspetti su cui è necessario intervenire, in discontinuità con l’operato degli ultimi governi. E’ innanzitutto fondamentale riaprire la discussione sulla legge di bilancio, che, se da un lato contiene misure positive come la no tax area e l’aumento del fondo statale per le borse di studio, necessita ancora di importanti revisioni su aspetti fortemente critici, primo tra tutti quello delle superborse".

Tutti i dati disponibili fotografano un sistema universitario che negli ultimi anni ha perso migliaia di iscritti, dove la qualità della didattica è messa a rischio dal cronico sottofinanziamento degli atenei e dove il diritto allo studio fatica a garantire a tutti gli studenti in condizioni economiche svantaggiate la reale possibilità di studiare violando, così, l'art. 34 della Costituzione. 

Per queste ragioni, afferma la coordinatrice dell'Udu, gli "aspetti sistemici su cui chiediamo al nuovo Ministro di intervenire sono molti: l’emergenza del sottofinanziamento sia delle università che del sistema del diritto allo studio, che si ripercuote nel calo costante di iscritti all'università; il superamento del sistema del numero chiuso; il coinvolgimento nella discussione delle lauree professionalizzanti.”

Anche gli studenti medi auspicano un cambio di rotta sulle politiche scolastiche.

Giammarco Manfreda, coordinatore della Rete degli Studenti Medi ha affermato: "Ci auguriamo che questo cambiamento al MIUR sia figlio della volontà di tracciare un percorso alternativo, caratterizzato da un maggior dialogo con gli studenti. In un momento in cui infatti alle porte c’è la discussione sulle deleghe della 107, che deve essere portata a termine entro gennaio: temi fondamentali, a partire dalla valutazione, ad esempio, su cui le linee guida sono state già tracciate e rispetto alle quali abbiamo espresso molte criticità, per arrivare a quella particolarmente importante sul diritto allo studio".

E nel mirino c'è anche la Buona Scuola. Secondo la Rete, infatti, "è necessario guardare con atteggiamento critico alcuni effetti negativi già evidenti dall'entrata in vigore della Buona Scuola, a partire dalla tanto discussa alternanza scuola-lavoro: bisogna approvare subito lo Statuto degli studenti e delle studentesse in alternanza e riaprire un confronto serio sul come rimette questa esperienza su binari giusti e formativi per gli studenti”.

Nella nota, l'Udu e la Rete concludono: “Il nuovo Governo e il Ministro dell’Istruzione devono porsi chiare priorità, a partire dalla riapertura della discussione sui punti della legge di bilancio 2017 che abbiamo subito ritenuti critici. Il sistema di istruzione è al collasso ed è necessario tornare a investire seriamente, sapendo guardare in prospettiva, costruendo una progettualità e riportando scuola e università ad essere reali motori economici e sociali del Paese, cercando in questi luoghi risposte di sistema a problemi cruciali del nostro paese, come l’ascensore sociale bloccato e la difficile condizione giovanile. Per far sì che ciò sia possibile è necessario un coinvolgimento reale di tutte le parti sociali, a partire da noi studenti”.

 

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