I silenzi molto spesso parlano e raccontano più di mille parole, più di mille rumori: anche se le parole sono quelle cariche di angoscia di un padre che va a cercare il figlio in guerra e i rumori il crepitio assordante delle mitragliatrici attestate sui monti, pronte a falciare fanti-bambini mai diventati uomini, unito alle deflagrazioni delle bombe lanciate dai mortai sulle trincee dove per darsi coraggio i soldati ricorrono a ogni tipo di stratagemma. Ma sono proprio le considerazioni accorate di Franco Ferrara, professore universitario della facoltà di medicina protagonista di uno straordinario viaggio al fronte che scaverà profondamente nella sua anima mettendolo innanzitutto a confronto con se stesso, a colpire lo spettatore direttamente al cuore costringendolo a riflettere, a fare i conti sulle guerre, tutte le guerre, sulla loro inutilità buona soltanto a far diventare centinaia di migliaia di uomini carne da macello per soddisfare la sete e la bramosia di potere di pochi.
Renato Raimo, bravissimo e impegnato attore toscano, volto molto noto di tante serie televisive, tra i protagonisti de “L’amore rubato”, film di forte impatto sociale presentato a Roma in concomitanza con la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e poi su rai1 il prossimo 8 marzo, lo sa benissimo. E in “Silenzi di guerra”, il progetto nato da una sua idea e di cui ha curato l’adattamento per la scena, ha messo dentro tutta la sua grande passione e l’esperienza maturate in moltissimi anni di teatro unendole con una interpretazione semplicemente eccezionale. Lo spettacolo, riconosciuto di interesse nazionale e inserito nel Programma Ufficiale delle Commemorazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale, ha concluso il tour 2016 fra scuole e teatri al Puccini di Firenze regalando agli spettatori una serie di emozioni fortissime e palpabili.
Silenzi dunque: delle madri, dei padri, della marcia dei soldati, dell’attesa prima di andare in combattimento, dei giovani amori non sbocciati a dettare i tempi del monologo (sintomatica la presenza della fanciulla tutta di vestita di bianco con un ombrellino che simboleggia l’amore adolescenziale), della paura, della morte che poi si trasforma in speranza per la nascita di un mondo migliore, del ritorno miracoloso a casa pur con il cuore spaccato dal dolore perché il figlio Daniele, ritrovato, è però divenuto fango e terra. Silenzi che Raimo rende con un fortissimo sentimento, ottimamente supportato dalla fisarmonica di Marco Lo Russo che ha contributo a creare un’ulteriore carica fortemente evocativa con il suo modo di essere “intrattenitore di truppa” coinvolgendo gli spettatori nella conosciutissima canzone "Ta pum, ta pum". Ma anche il racconto di cosa abbia significato per tutta una generazione una guerra che ha colto gli italiani impreparati, ignoranti della loro stessa lingua, dove l'amicizia si poteva trovare e perdere nel colpo secco di sparato da un fucile nemico. Raimo si conferma attore intelligente, colto, fortemente preparato, interprete di quel teatro vero capace di risvegliare sentimenti.
L’auspicio è che il 2017 sia ancora carico di repliche e occasioni di spettacolo. Perdere l’opportunità di assistere a “Silenzi di Guerra” sarebbe davvero un peccato.