Fidel Castro Nasce a Birán, il 13 agosto del 1926, terzogenito di Ángel Castro Argiz, un benestante proprietario terriero gallego originario di Láncara, e di Lina Ruz González, cubana figlia di immigrati spagnoli originari delle Isole Canarie. Nel 1932 Fidel studiò a Santiago di Cuba, inizialmente alla scuola La Salle, un istituto per ragazzi di famiglie benestanti.
Dal 1941 al 1945, Fidel Castro si trasferì all'Avana, dove studiò nell'esclusivo collegio de Belén, sotto la guida di sacerdoti Gesuiti, quando l'esperienza della guerra civile spagnola era ancora fresca. I Gesuiti pervadevano il giovane Fidel con l'ideale di una cultura spagnola sottolineando la superiorità dei valori spagnoli di onore e di dignità in contrapposizione al materialismo anglosassone.
Nel 1945 Castro si iscrisse alla facoltà di Diritto dell'Università dell'Avana. Qui venne in contatto con gli scritti di professori nazionalisti che credevano che il destino di Cuba fosse stato deviato dall'intervento degli Stati Uniti del 1898, dall'emendamento Platt e dalla dominazione economica degli Stati Uniti, sottraendo a Cuba la sua indipendenza e la sua nazionalità. Nell'ateneo molto politicizzato, Fidel aderì alla lega antimperialista, schierandosi apertamente contro il nuovo presidente cubano, Ramón Grau.
Nel 1948 sposò Mirta Diaz-Balart, studentessa di filosofia. In viaggio di nozze i due sposi trascorsero un breve periodo negli Stati Uniti.
Castro fece praticantato in un piccolo studio associato dal 1950 al 1952. Intendeva candidarsi al parlamento nel 1952 per il "Partito Ortodosso", ma il colpo di Stato del generale Fulgencio Batista rovesciò il governo di Carlos Prio Socarras e portò alla cancellazione delle elezioni. Castro denunciò Batista in tribunale per violazione della costituzione, ma la sua petizione venne rifiutata. In risposta Castro organizzò un disastroso assalto armato alla caserma della Moncada, nella provincia di Oriente, il 26 luglio 1953. Più di ottanta tra gli assalitori vennero uccisi, Castro fu fatto prigioniero, processato e condannato a quindici anni di prigione. Castro utilizzò l'arringa finale del suo caso per il suo famoso "La storia mi assolverà", un discorso appassionato con cui difese le sue azioni spiegando la sua visione politica. Venne rilasciato grazie a una amnistia generale nel maggio 1955 e andò in esilio in Messicoe negli Stati Uniti.
Il gruppo di guerriglieri crebbe fino a superare gli 800 uomini. Il 24 maggio 1958, Batista lanciò diciassette battaglioni contro Castro nell'Operazione Verano. Nonostante lo svantaggio numerico, le forze di Castro misero a segno una serie di vittorie, aiutate dalla massiccia diserzione e dalle rese all'interno dell'esercito di Batista. Il capodanno del 1959 Batista lasciò il paese, e le forze di Castro entrarono all'Avana. Il 5 gennaio del 1959 il professore di legge José Miró Cardona creò un nuovo governo, con lo stesso come primo ministro e Manuel Urrutia Lleó come presidente. L'8 gennaio 1959 Fidel Castro assunse il ruolo di Comandante in Capo delle Forze Armate. Il 13 febbraio 1959 José Miró Cardona si dimise inaspettatamente dalla sua carica e gli succedette Fidel Castro.
Inizialmente gli Stati Uniti furono rapidi a riconoscere il nuovo governo. Castro divenne Primo Ministro in febbraio, ma gli attriti con gli Stati Uniti si svilupparono ben presto, quando il nuovo governo cominciò a espropriare le proprietà delle principali compagnie statunitensi (la United Fruit in particolare), proponendo risarcimenti basati sulla valutazione fiscale delle proprietà, che per molti anni le stesse compagnie avevano fatto in modo di tenere artificialmente basse. Castro visitò la Casa Biancapoco dopo la presa del potere, e si incontrò con il Vice Presidente Richard Nixon. Presumibilmente Dwight Eisenhower snobbò Castro con la scusa che stava giocando a golf e lasciò Nixon a parlare con lui per cercare di scoprire se fosse comunista e filo-sovietico. Nixon commentò che Castro era "naif", ma non necessariamente un comunista.
Nel febbraio 1960, Cuba firmò un accordo per l'acquisto di petrolio dall'Unione Sovietica. Quando le raffinerie cubane, di proprietà statunitense, si rifiutarono di raffinare il petrolio sovietico, vennero espropriate e gli Stati Uniti interruppero subito le relazioni diplomatiche con il governo Castro. In reazione alla politica statunitense dell'amministrazione Eisenhower, che andava facendosi sempre più ostile verso la novità cubana] il governo castrista cominciò a stabilire legami sempre più stretti con l'Unione Sovietica. In seguito a diversi patti firmati tra Castro e il Premier sovietico Nikita Khruščёv, Cuba cominciò a ricevere aiuti economici e militari dall'Unione Sovietica.
Il 17 aprile 1961, gli Stati Uniti sponsorizzarono un fallimentare attacco a Cuba, appoggiando degli esiliati cubani. In quell'occasione una forza di circa 1.400 dissidenti, finanziati e addestrati dalla CIA, sbarcarono a sud dell'Avana, nella Baia dei Porci. Secondo le previsioni della CIA, l'invasione avrebbe dovuto innescare una sollevazione popolare contro Castro. Ciò non avvenne e la parte dei golpisti che giunse a riva venne catturata, mentre il presidente Kennedy, che non aveva dato l'appoggio aereo fondamentale per la riuscita dell'operazione, si impegnò per evitare il supporto: 104 combattenti furono uccisi in battaglia e 1.189 uomini vennero processati a seguito di quest'azione e il 23 dicembre 1962 rilasciati. Ne furono trattenuti due che erano stati condannati in precedenza a Cuba per omicidio e condannati a 30 anni di prigione. Più tardi, il 2 dicembre di quell'anno, in un discorso alla nazione, Castro si dichiarò un marxista-leninista e disse che Cuba avrebbe adottato il comunismo.
Fidel è stato per decenni il 'nemico numero uno' di Washington: con il risultato che, mentre accresceva la sua dipendenza dall'Urss, appoggiava i movimenti marxisti e le guerriglie in America Latina ed in Africa, diventando tra i leader del movimento dei Paesi non Allineati. Il Comandante Per i cubani, Castro è stato il 'Comandante', oppure semplicemente Fidel, sul quale sono state costruite tante 'storie': "non dorme mai", "non scorda nulla", "è capace di penetrarti con lo sguardo e sapere chi sei", "non commette sbagli". Castro ha d'altro lato esibito una devozione per le cifre e dati, nascondendo caratteristiche come il pudore e lo scarso interesse, raro per un cubano, per la musica e il ballo. Ha sempre avuto una salute di ferro fino all'improvvisa e grave emorragia all'intestino avuta al rientro di un viaggio dall'Argentina poco prima di compiere 80 anni. Malato, dopo aver delegato il potere al fratello Raul - prima in modo provvisorio il 31 luglio 2006, poi definitivamente nel febbraio 2008 - ha così cominciato il conto alla rovescia verso la fine di una vita leggendaria. L'era di Fidel si scioglie lentamente, in mezzo a una nuova Cuba ogni volta più 'raulista', tra una serie di riforme economiche e la mano ferma del potere sul fronte politico: di sicuro una transizione, la cui portata è però difficile da capire. La data chiave della nuova era è il 17 dicembre 2014: quel giorno, a sorpresa e con la mediazione di Bergoglio, L'Avana e Washington annunciano il 'disgelo' bilaterale.
Fidel assiste da lontano al 'deshielo', ogni tanto scrive qualcosa ribadendo concetti quali la 'sovranità L'Avana e Washington annunciano il 'disgelo' bilaterale. Fidel assiste da lontano al 'deshielo', ogni tanto scrive qualcosa ribadendo concetti quali la 'sovranità nazionale' e il 'no all'impero'. Ma in sostanza a dettare il ritmo dei cambiamenti ormai è Raul. 'Ucciso' più volte dalle reti sociali, e con lunghi periodi di assenza dal pubblico, i limiti al suo mandato Fidel li aveva fissati nel 2003, dirigendosi ai cubani: "Rimarrò con voi, se lo volete, finchè avrò la consapevolezza di potere essere utile, se prima non lo decide la stessa natura. Nè un un minuto prima nè un secondo dopo"