Stefano Candiani, Il vicepresidente vicario del gruppo Lega, e il suo No al referendum

Per la lega è il referendum delle contraddizioni, con una campagna di basso marketing, alti costi e che apre a derive pericolose

Ivan Matteo Marri
09/10/2016
Politica
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Il referendum delle contraddizioni, con una campagna di basso marketing ad alti costi e che apre a derive pericolose”. Sempre più alti la tensione e i toni dello scontro in vista delle urne del 4 dicembre che chiamerà gli elettori ad approvare (o cassare) la riforma della Costituzione promossa dal Governo Renzi. E a porre l'accento su tante “stranezze” della campagna referendaria è il senatore Stefano Candiani, Il vicepresidente vicario del gruppo Lega, membro delle commissioni agricoltura, politiche europee e questioni regionali, firmatario dell'emendamento sul voto per il unovo Senato in materia di questione etiche (dal cui voto il Governò uscì sconfitto in Senato) parte dai costi:

“Da mesi Renzi e i suoi vanno a dire che la riforma taglierà i costi della politica, gli sprechi e quant'altro. E lo fanno con cartelloni, endorsement, campagne pubblicitarie. Finanziate coi soldi dei cittadini, presi da Camera e Senato. Soldi che invece di essere usati per informare e dare agli elettori i giusti mezzi per decidere consapevolmente il destino della loro Costituzione, sono usati per pagare esperti di marketing come Jim Messina, spot come quello della nonna, cartelloni dove si dice che con un sì si taglieranno i costi. 400mila euro per Messina, più altri 700mila euro presi dal Parlamento, dall'erario pubblico, cui dovremmo aggiungere 200mila euro per lo spot di Benigni al sì, sulle reti pubbliche che invece di spot dovrebbero trasmettere i confronti come fa egregiamente La7”. Ma non solo, i costi in aumento non riguardano solo il referendum: “Ci sono degli ottimi dati su Openpolis – ha continuato Candiani – dai quali si evince come le sole spese di segreteria della Presidenza del Consiglio (circa 3miliardi e mezzo l'anno) siano aumentate di quasi 400milioni di euro da Letta a Renzi. Insomma, il Governo che invita i cittadini ad approvare una riforma vendendola come taglio dei costi della politica aumenta le spese, si compra un aereo da 175milioni in leasing e spende 1milione e 100mila euro pubblici per pubblicità ingannevoli e un esperto di marketing senza la minima etica politica, che potrebbe promuovere la Costituzione di Renzi così come il governo di Bokhassa. Senza contare una manovra finanziaria totalmente dedicata a comprarsi voti”. Ma le contraddizioni, secondo il senatore leghista, non finirebbero qui:

“Fino qualche tempo fa, Renzi diceva che una riforma del processo penale era fondamentale. Vero. La dovevamo discutere questa settimana, se non fosse che la maggioranza ha fermato i lavori per discutere due mozioni sulle campagne contro l'obesità. Sacrosante, ma una riforma del processo pensale può davvero rilanciare il Paese e dargli più giustizia. Poi magari andrà a dire che il Senato lavora male, non sa darsi priorità, rallenta i tempi. Sono il Governo e la sua maggioranza a farlo, non il Senato. Siamo abituati alle contraddizioni del fiorentino, dallo “stai sereno” a Letta all'aumento della spesa pubblica per pubblicizzare il taglio dei costi della politica”. L'ultimo affondo è nel merito della riforma. Il fronte del no da tempo denuncia il rischio di troppi poteri concentrati nelle mani della maggioranza e l'assenza di contrappesi e garanzie a fare da argini. “Il problema non è Renzi, Grillo o Salvini, che con il combinato tra nuova Costituzione e Italicum, che non cambierà nella sostanza, potranno fare il buono e il cattivo tempo – ha fatto notare il senatore – Repubblica, non il giornale della Lega, pochi giorni fa ha posto l'attenzione sulla partenza nell'ultimo anno di 107mila italiani verso l'estero perchè qui non trovano possibilità di lavoro e realizzazione personale. E di contro, l'arrivo di 170mila profughi.

Se la tendenza rimane questa, e tra 20 anni o forse meno dovesse venire approvato lo ius soli, nascesse un partito confessionale sulla scia di Erdogan, chi lo ferma? Vincerebbe coi voti delle comunità islamiche, per esempio, si eleggerebbe il Presidente della Repubblica, i giudici della Corte Costituzionale e farebbe il bello e il cattivo tempo. La Costituzione attuale limitava e impediva qualsiasi tipo di deriva autoritaria. I paletti erano ben fissati perchè c'era la paura di un ritorno del fascismo. Renzi oggi vuole questa Costituzione per potersene giovare ma non capisce che può giovare anche altri, che può diventare un grimaldello da usare per cambiare radicalmente questo paese, e non per forza in bene”.

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