“E se andassimo con la Russia? Non sarebbe bello?”
Non vi faremo alambiccare troppo su chi possa aver detto questa frase. L’ha pronunciata Trump, in un comizio a Winston-Salem, nel North Carolina, proprio nelle stesse ore in cui, a Filadelfia, si svolgeva la convention del partito democratico, apoteosi di Hillary Clinton.
L’uomo che, all’apparenza, sembrerebbe un residuo congelato di una cultura politica di fine guerra fredda, in realtà si dichiara disposto a fare un grande passo nel nome della lotta contro l’Isis.
Nei giorni scorsi, in realtà, era circolata la notizia che l’improvviso avvicinamento di Trump e Putin non fosse motivato solo da esigenze di sicurezza globale: molti osservatori pensano effettivamente che dietro il nuovo mail-gate del partito democratico ci sia proprio Putin e la sua rete di monitoraggio sporco. Il presidente russo si sbarazzerebbe volentieri di Hillary Clinton, da sempre un falco nei rapporti diplomatici Usa-Russia e una delle principali sostenitrici del prolungamento delle sanzioni ai danni di Mosca fino al 2017.
Ma per Trump tutti questi retroscena sono solo chiacchiere, che valgono solo a costruire “una delle teorie cospirative più strane” che abbia mai sentito". Il bilionario, inoltre, nega di aver mai incontrato Putin.
Proprio la lotta all’Isis è il tema di cui Trump denuncia la mancanza nella convention democratica in corso di svolgimento, come detto, nella città della Pennsylvania. E affida a Twitter il suo giudizio da esterno sulla maxi-cerimonia di incoronazione della sua sfidante, cerimonia che non può in alcun modo paragonarsi alla “fantastica” convention di Cleveland: “Perché i democratici non parlano di Isis, di accordi commerciali sbagliati, di frontiere colabrodo, di polizia, di ordine e di legalità?”
Già, ma di che cosa si parla a Filadelfia? La prima giornata ha detto che il partito democratico è tutto compattamente schierato con Hillary. “Sono con lei”, ha dichiarato sul palco della convention Elizabeth Warren, la senatrice paladina della lotta contro i banchieri di Wall Street che Sanders avrebbe voluto vice presidente di Hillary (che però poi, come sappiamo, ha scelto il “virginiano” Tim Kaine).
Ma le parole più importanti arrivano proprio da Sanders: “Hillary Clinton deve diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti, non c’è scelta. Abbiamo bisogno di una leadership unificante e non divisiva. Non si tratta di scegliere tra un candidato e un altro, ma sul futuro dei nostri figli e nipoti”.