La campagna elettorale in vista del voto presidenziale?
Il partito democratico do it better. Parola di Hillary Clinton, che a poco più di quattro mesi dal cruciale appuntamento di novembre - quando dovrà vedersela con Donald il Terribile per la Casa Bianca – può ben dirsi soddisfatta. Di sé e del suo partito, così da comprendere nel suo entusiasmo anche l’operato del suo fino a poco tempo fa acerrimo rivale Bernie Sanders.
“Sono orgogliosa della campagna che ho condotto. E sono altrettanto orgogliosa di quella che il senatore Sanders ha condotto. Perché entrambe sono state incentrate sui temi, e sui bisogni della gente, e non sugli insulti e le provocazioni.” Così la Clinton ha comiziato davanti alle telecamere del programma 60 Minutes, in una intervista congiunta (la prima, da quando ha deciso di di designarlo, circa 3 giorni fa) col suo vice in pectore, Tim Kaine, il virginiano per antonomasia, pur essendo nativo di Saint Paul nel Minnesota.
L’uomo che dovrà seguire le orme di Al Gore, classe 1958, è infatti politicamente cresciuto nella terra di George Washington, che attualmente rappresenta come senatore, ma di cui era già stato governatore dal 2006 al 2010. Inoltre, prima ancora aveva ricoperto la carica di sindaco di Richmond (che è la capitale della Virginia), precisamente dal 1998 al 2001.
Tornando all’intervista rilasciata allo storico programma della CBS (che, ricordiamo, è stato lanciato nel 1968), in realtà c’è da dire che le entusiastiche parole della Iron lady democratica nei confronti del suo partito sono state anche un modo di glissare una domanda piuttosto scomoda su una fuga di e-mail all’ombra dell’Asinello – o se si vuole, di attutirne l’impatto.
Nulla a che fare, naturalmente, con l’ormai famoso mail-gate da cui la Clinton è stata a tutti gli effetti amnistiata dopo la conquista della nomination: in questo caso si tratta semmai di “improvvide dichiarazioni” (via mail, appunto) del Democratic National Committee (il coordinamento direttivo nazionale del partito), che, a primarie ancora in corso, si era espresso piuttosto “spudoratamente” in favore della Clinton e a danno del suo sfidante del Vermont. Oltre 19.000 e-mail, ha rivelato Wikileaks.
Intanto, però, per il secondo giorno consecutivo a Philadelphia i sostenitori di Sanders sono scesi in piazza per contestare la legittimità della nomination della Clinton, che proprio alla luce di quanto trapelato - e cioè l'atteggiamento di partigianeria del direttivo democratico nei confronti dell'ex First Lady - essi considerano "truccata". Siamo ormai a poche ore dall'apertura della convention del partito.