Crediti deteriorati.
Tecnicamente si chiamano così quei crediti concessi dalle banche a famiglie e imprese e che non sono stati più rimborsati da parte dei beneficiari. In inglese si chiamano non performing loans (prestiti non performanti, naturalmnte in termini di ritorno finanziario).
Crediti in sofferenza, o incagliati; esposizioni ristrutturate o esposizioni scadute (laddove per esposizione si intende, nel gergo bancario, proprio il complesso di crediti ad alto rischio concessi dall’istituto alla sua clientela): queste quattro tipologie, secondo quanto denuncia la Banca d’Italia in due dossier sulle economie regionali, sarebbero aumentate nel corso del 2015, e questo è certamente uno dei primi dati in controtendenza rispetto ad un ritratto dell’anno I dell’era renziana come di un annus felix.
In particolare, secondo l‘istituto di via XX Settembre, i crediti deteriorati ammonterebbero, nei dodici mesi presi in esame, al 25,3% dei finanziamenti totali, con picchi massimi che disegnano una forbice notevole: 15,3% in Valle d’Aosta e 44% in Calabria. Su questo fronte, come dicevamo, il 2015 perde punti, ma la cosa più clamorosa è che lo fa nei confronti del 2014, l’anno nel corso del quale (anzi, in realtà all’inizio del quale) Renzi si è insediato al governo, e dunque ancora viziato dall’eredità dei gabinetti di transizione precedenti.
Fatto è che rispetto appunto, al 2014, quando si attestavano al 24% e passa, l’incremento dei c.d. è pari all’1,5%, il che significa, tornando ai picchi massimi, +0,3% in Valle d’Aosta e +1,9% in Calabria. A sua volta, però il 2014 ha fatto peggio del 2013, quando la quota dei c.d. non superava il 20,9% del totale.