Sei milioni.
È più o meno il numero dei pensionati dell’Inps che percepiscono un assegno mensile al di sotto dei 1000 euro. Lo certifica, impietosamente, il rapporto annuale pubblicato dall’Inps. Che resoconta anche delle altre novità intervenute nel sistema pensionistico del Belpaese nel corso dell’ultimo anno.
Prima fra tutte, il part time agevolato in uscita (ossia in una situazione di worxit, potremmo dire adeguandoci all’attualità) a beneficio delle persone a meno di 3 anni dal traguardo della pensione: il sistema, entrato in vigore la scorsa festa della Repubblica, ha visto coinvolte poco più di 100 persone.
Nel rapporto dell'Istituto della Previdenza Sociale si mette poi in evidenza come l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (quello che riconosceva la reintegrazione di un dipendente nel posto di lavoro, se licenziato senza giusta causa) non ha causato l’aumento (paventato da più parti) del numero dei licenziamenti. Tutt’altro: lo scorso anno sono diminuiti del 12%.
Guardando più in generale alla situazione del lavoro, nel presentare alla Camera il 7 luglio scorso le cifre della relazione il presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha promosso la riforma del lavoro di Renzi. Per lui “il Jobs Act ha funzionato”, perchè, come ha avuto modo di spiegare, in un anno è riuscito a garantire "un incremento pari a “+76% di contratti stabili a favore degli under 30”.
Tuttavia, ha anche avvertito il n. 1 di via Ciro il Grande, “sarebbe paradossale che il confronto in atto fra governo e sindacati sulla flessibilità in uscita si concludesse ancora una volta con interventi estemporanei e parziali”. A suo giudizio “nello studiare i correttivi è bene valutare i costi amministrativi in rapporto al numero dei beneficiari.”