Vatileaks, assoluzione per due giornalisti coinvolti

Condanne per Vallejo e Chaouqui

Gianluca Vivacqua
09/07/2016
Attualità
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Libera stampa in libera Chiesa.

Per “difetto di giurisdizione” (questa la motivazione tecnica) i giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano  Fittipaldi sono stati assolti dal tribunale vaticano, lo scorso giovedì 7 luglio, nell’ambito del processo Vatileaks sulla fuga di documenti riservati della Santa Sede (poi confluiti nei saggi dei due cronisti, Via Crucis e Avarizia).

Il volto delle inchieste di Retequattro e la firma dell’Espresso non hanno colpe, lascia intendere chiaramente la sentenza, avendo essi semplicemente adempiuto al loro dovere professionale (nel testo del dispositivo si legge che il proscioglimento di Nuzzi e Fittipaldi è stato infatti deciso  “rilevata la sussistenza radicata e garantita del Diritto Divino della libertà di manifestazione del pensiero e della libertà di stampa nell’ordinamento giuridico vaticano”)

Ugualmente assolto, e per non aver commesso il fatto, è stato pure Nicola Maio, segretario esecutivo della Cosea, la Commissione incaricata da papa Francesco di portare a termine la riforma dello Ior: si tratta dell’organo da cui proviene la fuga di notizie. Al contrario, sono stati condannati tutti gli altri imputati che rappresentavano la parte più vicina agli ambienti ecclesiastici, e naturalmente anch’essi legati alla Cosea.

In particolare, per divulgazione di documenti riservati sono stati inflitti diciotto mesi di detenzione a monsignor Lucio Vallejo Balda, segretario della Prefettura degli Affari Economici oltreché della stessa Cosea. Dieci, invece, dovrà scontarne Francesca immacolata Chaouqui, membro della Commissione ed ex segretaria particolare pontificia: il reato che la condanna è concorso in divulgazione

"Se dovessi essere condannata sono pronta ad andare in carcere con il mio bambino", aveva detto la Chaouqui prima della lettura della sentenza da parte del presidente del Tribunale, Giuseppe dalla Torre. Una sentenza che, per il momento, le garantisce la sospensione della pena per cinque anni. Sembra invece che monsignor Balda sia pronto a chiedere la grazia al Papa

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