Tour de France, inizio nel segno di Cavendish

All’inglese tappa e maglia gialla

Gianluca Vivacqua
02/07/2016
Sport
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Brexit ma non alla Grande Boucle.

La vittoria di Mark Cavendish (Dimension Data) nella frazione inaugurale del Tour de France 2016 (la Mont Saint Michel-Utah Beach di 188 km, corsa per piè veloci su velocipedi) chiarisce anzi che nell’Europa del pedale i campioni britannici vogliono stare ben dentro.

E non abdicare di fronte allo strapotere tedesco, nel caso specifico rappresentato da Marcel Kittel (Etixx-Quick Step), il più amato dai bookmarkers, beffato dal corsaro d’Oltremanica proprio in dirittura d’arrivo. E, conquistando la vittoria di giornata, il corridore britannico, quasi in ossequio alla scoperta più importante del suo quasi omonimo e connazionale settecentesco, si è mantenuto fedele a quella “costante fisicadel ciclismo che vuole il trionfatore della prima tappa al primo posto anche nella classifica generale, con la maglia del primato. Quella gialla, naturalmente (la prima della sua carriera).   

Questa la cronaca della gara. Un po’ prima del ventesimo chilometro scatta una fuga a tre, animata da due corridori della Bora-Argon 18, il ceco Barta e il tedesco Voss, e da un uomo Iam, l’australiano Howard. Ben presto è Voss ad egemonizzare il mini-gruppo e a superare prima di tutti il primo gpm di giornata,  quello della Cote d'Avranches (a 20,5 km dal via), e poi anche il secondo,  alla Cote des falaises de Champeaux (trentanovesimo km), e così a conquistare la prima maglia a pois del Tour (l’equivalente della maglia azzurra nel giro d’Italia, cioè quella riservata al miglior scalatore). Poi, però, complice un infortunio da cui comunque riesce a riprendersi, quando mancano 145 km all’arrivo il tedesco viene risucchiato dai vecchi colleghi di fuga e da altri due uomini, il francese  Delaplace della Fortuneo e lo statunitense Howes della Cannondale.

Più dell’inconveniente occorso a Voss fa notizia, com’è naturale, quello capitato, a 79 km dall’arrivo, ad uno dei protagonisti annunciati della competizione, Alberto Contador della Tinkoff, che ad una rotonda cade, si lacera la maglietta e poi riparte, nonostante sbucciature e abrasioni, però non prima di esser stato costretto a cambiare bici. Per lui ci saranno certamente altre giornate di gloria. Per ciò che concerne la tappa odierna, invece, in quella fase a sgomitare in testa alla corsa non sono più in cinque, ma in quattro (Voss ha definitivamente abbandonato la partita), che all’alba dei 50 km all’arrivo restano due: fuori causa il “terzetto storico” (Howard comunque esce di scena con la vittoria al traguardo intermedio di Le Haye), rimangono i due vecchi “aggiunti”, Howes e Delaplace, capaci di resistere fino a cinque km dal traguardo.

A quel punto, per non farsi travolgere dagli accorrenti treni Lotto-Soudal ed Etixx-Quick Step, gli stoici due preferiscono mettersi da parte. E quando sembra che il traguardo sia un affare tra il “gorillaGreipel (Lotto-Soudal) e il “falcoKittel, si inserisce, a sorpresa, il “gattoCavendish (si tratta infatti di una nativo dell’isola di Man, celebre per i suoi felini) a bruciare tutti i pronostici. Per lui una leadership a dir poco graffiante, ma indubbiamente c'è una coerenza storica nel suo trionfo: a Utah Beach, la spiaggia che ricorda il sacrificio degli alleati angloamericani contro i nazisti invasori-padroni della Francia, era destino che vincesse uno statunitense o tutt'al più un inglese (come è effettivamente successo, anche se storicamente le truppe di Sua Maestà ebbero come lidi di comptenza Gold Beach e Sword Beach), ma non avrebbe mai potuto accadere che a vincere potesse essere un tedesco

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