Zika, allarme teratologico

Risultati di uno studio di scienziati di Atlanta

Gianluca Vivacqua
26/04/2016
Salute e alimentazione
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La paura più grande è sempre per i neonati.

Lo si sapeva, sin dal primo apparire mediatico della Grande Malaria del XXI secolo. Per le povere mamme in gravidanza contrarre il virus zika, a causa della puntura di una zanzara (come la Aedes aegypti e la Aedes albopictus o zanzara tigre), significa esporre il nascituro a danni terribili. E non solo nell’eventuale conformazione organica; ma anche in quella estetico-morfologica. Si rischia, insomma, di far venire alla luce dei veri e propri piccoli mostri.

Sull'argomento i ricercatori dei Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta (che fa parte della catena dei CDC, i Centers for Disease Control and Prevention, disseminati in tutto il territorio Usa),  hanno recentemente pubblicato uno studio sul New England Journal of Medicine. In base ad esso risulta che il lessico della paura per i rischi derivanti da zika ha una parola precisa in cima: microcefalia. Una gravissima anomalia del feto,  che causa la nascita di bambini caratterizzati da una testa sproporzionatamente più piccola rispetto al resto del corpo

I dati confermano la preoccupazione dei sanitari georgiani: in Brasile, che si può considerare il cuore dell’epidemia con oltre un milione di persone contagiate (1,5 secondo le stime più aggiornate), la maggior parte delle quali sono per l’appunto donne incinte, si è effettivamente registrato un boom considerevole (per non dire spaventoso) dei casi di microcefalia: oltre 1100 i casi confermati, e più di 3800 quelli su cui si sta ancora indagando.

Abbiamo confermato adesso ciò che crescenti prove avevano suggerito”, ha detto il direttore del CDC, Tom Frieden. “Non c’è più alcun dubbio”, ha aggiunto, “riguardo al legame senza precedenti tra virus e microcefalia”: è un fatto che mai prima d’ora si era avuta una corrispondenza causa-effetto così sorprendentemente alta tra casi di contagio da virus a carico di donne incinte e casi di malformazioni irreversibili del feto. Secondo gli esperti il pericolo maggiore si corre nei primi tre mesi di gestazione.   

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