Ahiahiahi Hillary!
Per l’ex First Lady comincia davvero sotto cattivissimi auspici la campagna per le primarie democratiche, in vista delle presidenziali Usa 2016. Da più parti si dice che un bookmaker, in un’ipotetica sfida finale Trump-Clinton, magari non avrebbe dubbi a scommettere sulla seconda; ma il problema, per lei, è prorprio andarci alla sfida finale, visto che molto più duro dell’avversario che potrebbe (dovrebbe) aspettarla alla fine è in realtà quello che sta in mezzo, e che rischia di arrivare lui stesso, alla corsa decisiva. Al posto di Iron Hillary.
Sanders, Bernie. Settantacinque anni ancora da compiere. Newyorkese di nascita, eppure vera e propria bandiera parlamentare del Vermont, di cui ha interpretato sentiment e istanze alla Camera dei rappresentanti dal 1991 al 2007, per poi continuare a farlo in Senato, dal 2007. In Vermont, naturalmente, ha anche mosso i primissimi passi in politica, da sindaco di Burlington. Dal 2013 fino allo scorso anno è stato presidente della Commissione sugli Affari dei Veterani del Senato. Ė proprio lui lo spauracchio che mrs. Clinton deve abbattere per aspirare a prendersi pensiero di altri eventuali spauracchi.
Per il momento, infatti, sul suo orizzonte non c’è il parrucchino biondiccio (o presunto tale) di Trump né il profilo vetero-obamiano di Carson (aspettando, naturalmente, una probabile discesa in campo di Mike Bloomberg), bensì la pelata di Bernie, che gli dà, stando agli ultimi sondaggi, ben 27 punti di svantaggio in New Hampshire:
il 60% degli intervistati a Concord e nel resto dello Stato, infatti, si sono espressi favorevolmente sul nome di Sanders, mentre a dichiarare un’intenzione di voto pro-Hillary è stato solo il 33% della popolazione sondata. Brividi freddi, per Hillary: il 9 febbraio è davvero dietro l’angolo. Per non parlare del 1° febbraio, giorno in cui scatteranno i caucus (cioè le votazioni riservate agli iscritti del Partito Democratico, in pratica un sinonimo di primarie) in Iowa, terra dell’incertezza assoluta. Laggiù, si profila un testa a testa che, se non rasserena Sanders, di certo non fa recuperare allegria alla sua antagonista.